Il Partito Comunista dei Lavoratori del MOLISE esprime tutta il proprio sostegno alla lotta dei lavoratori della Fiat di Melfi, mobilitati contro l’ennesimo attacco sferrato alle elementari condizioni di vita e di lavoro: si paventano l’aumento dei turni dal lunedì alla domenica, straordinari obbligatori e quant’altro denunciato dai lavoratori. Il tutto nel contesto del solito ricatto padronale che lascerebbe ai lavoratori la sola alternativa tra l’incerto mantenimento del posto di lavoro ed il sicuro drastico peggioramento delle proprie condizioni e di quel che rimane dei propri diritti. Peraltro a Melfi l’occupazione non è aggiuntiva ma sostitutiva (proveniente da altri stabilimenti).
E’ la logica tipica del capitale: aumentare il saggio di sfruttamento della forza lavoro per arginare la caduta del saggio di profitto che è imposta ineludibilmente dal sistema economico assurdo che i padroni stessi hanno creato. Tradotto: spremere sempre di più il minor numero di lavoratori.
Per reprimere la mobilitazione dei lavoratori, a parte il ricorso, all’occorrenza, ai soliti apparati repressivi di polizia, in questi ultimi anni ha ripreso vigore il progressivo azzeramento dell’agibilità democratica delle organizzazioni dei lavoratori non allineate con i sindacati filo padronali. E’ il famigerato modello Marchionne; sono i micidiali “contratti specifici”, nel contesto della ennesima nefasta controriforma del lavoro di Renzi, che completa l’opera portata avanti dal “centrosinistra” e da Berlusconi-Bossi-Maroni- Salvini negli ultimi anni, abolendo ciò che resta di fondamentali diritti e tutele dei lavoratori conquistati in tanti anni di lotte.
E regalando ai padroni ulteriori miliardi di risorse pubbliche (tratte dalla tasse pagate dai lavoratori) per agevolazioni con cui finanziare i contratti a tutele decrescenti destinati a terminare con il possibile licenziamento illecito ed arbitrario, senza diritto alla reintegra.
I lavoratori della Fiat di Termoli, tra i quali nostri compagni militanti, ci ricordano come l’analoga esperienza ricattatoria fu vissuta nel ’94, quando fu creata ad arte la contrapposizione generazionale tra lavoratori “anziani” con determinate tutele conquistate dopo anni di lotte, e giovani, a cui si cercava di far credere che l’abbattimento dei diritti dei primi sarebbe stato il presupposto per l’ assunzione dei secondi (sempre con minori diritti). I risultati si sono visti e sono sempre gli stessi: meno occupazione, aumento del saggio di sfruttamento della forza lavoro.
Il PCL MOLISE sostiene i lavoratori di Melfi che incalzano la dirigenza della Fiom per l’organizzazione dello sciopero contro gli straordinari obbligatori e l’aumento delle turnazioni, per l’incremento dell’occupazione e la riduzione dell’orario a parità di salario.
Ribadisce la necessità di coordinare ed unire le vertenze, senza frantumarle per singola fabbrica. Lo ribadiamo: questa ferocia dell’attacco padronale sostenuta dal governo bonapartista e reazionario del PD di Renzi, si può fermare solo con una forza operaia uguale e contraria. Da un vero sciopero ad oltranza sino all’occupazione coordinata delle fabbriche a partire dagli stabilimenti della Fiat per rovesciare il modello Marchionne.
La mobilitazione radicale non solo potrà fermare questa devastazione sociale ed economica, a Melfi come altrove, ma potrà aprire la breccia per una vertenza generale del mondo del lavoro su salario, orario e diritti, sino alla rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo della Fiat sotto il controllo dei lavoratori.
Il PCL Molise presente a Melfi in solidaretà con i lavoratori in lotta
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