Ammonta al 39% la percentuale degli Italiani che sotto l’albero hanno trovato spazio per i tradizionali cesti confezionati con prodotti enogastronomici tipici che sono stati consumati nei pranzi e nei cenoni delle feste insieme a parenti e amici. Questo è, quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ “Il Natale sulle tavole degli italiani”. Rapporto in cui si evidenzia che la tendenza di quest’anno si è orientata verso la personalizzazione con cesti abbondanti di prodotti tradizionali, curiosi, innovativi o improntati alla solidarietà. Tra i prodotti più presenti spicca lo spumante, il torrone, il pandoro o il panettone spesso artigianale, anche se sono tornati prepotentemente alla ribalta il cotechino, lo zampone, le lenticchie, e i prodotti cosiddetti a chilometri zero, che vanno dai salumi ai formaggi, dall’olio extravergine al vino, dal miele alle conserve, meglio se preparate direttamente nelle aziende agricole che sono il vanto delle regioni italiane. Andando a guardare i prezzi che variano notevolmente, spicca il cesto minimal da 20 euro fino a quello da 200 euro dove si registra l’aggiunta di prodotti solidali provenienti dalle zone terremotate grazie alle numerose iniziative in atto lungo tutta la Penisola. L’agroalimentare con regali enogastronomici, pranzi e cenoni sono la voce più pesante del budget che le famiglie hanno, destinano alle feste di fine anno, con una spesa complessiva di 4,4 miliardi di euro, il 2% in più dello scorso anno. Il tutto motivato dalla valorizzazione degli ingredienti, con una tendenza elevata alla ricerca di materie prime fresche e genuine. Il risultato è stato un vero boom degli acquisti nelle fattorie o nei mercatini affollati da quasi sei italiani su dieci, anche se il 18% non ha fatto alcun acquisto mentre la maggioranza del 44% ha speso in prodotti enogastronomici. Nel tour de force gli italiani hanno fatto man bassa di cento milioni tra pandori e panettoni, cinquanta milioni di bottiglie di spumante, ventimila tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili di cotechini e zamponi, 800 mila capponi, frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci, anche se l’andamento dei consumi ha condizionato enormemente il futuro di molte imprese agroalimentari e la sopravvivenza di interi comparti specialmente di quelli che riguardano la produzione del pandoro, del panettone, dei cotechini e delle lenticchie. Tutti prodotti che, da sempre, rappresentano la tradizione gastronomica italiana che non trova alcuna barriera sia nell’acquisto sia nel gradimento.
Massimo Dalla Torre