Il Molise non rinuncia alle realtà industriali, si riapra un confronto serio sulle filiere in crisi

petraroia1Con troppa precipitazione il territorio ha archiviato la vertenza VIBAC senza avvertire il bisogno di ringraziare la proprietà di quel gruppo multinazionale che ha confermato la disponibilità ad investire sul sito produttivo di Termoli salvaguardando 153 posti di lavoro e trasmettendo un messaggio di fiducia a tutti gli altri investitori industriali esterni circa l’attrattività e la competitività del Sistema-Molise. La scelta della VIBAC non solo è stata importante per le tante famiglie coinvolte e le molteplici imprese dell’indotto, ma ha rappresentato un elemento di forza da cui ripartire per valorizzare gli insediamenti industriali, difenderli da un Tafazzismo deleterio e programmare  nelle nuove misure del POR 2014-2020, incentivi e sostegni anche per i grandi impianti produttivi.

La nostra regione non può e non deve rinunciare al settore industriale. Al contrario è tenuta a fare rete, a coordinare le proprie iniziative, a potenziare i servizi materiali e immateriali, e a raccordare meglio il rapporto scuola-formazione professionale-apprendistato-tirocini-formazione continua e lavoro per abbattere i costi indiretti delle imprese, ridurre le diseconomie e migliorare la competitività territoriale ragionando in termini sistemici. Le posizioni di demonizzazione nei confronti delle industrie e dei grandi gruppi vanno contrastate rilanciando il valore del lavoro produttivo da contrapporre ad un modello assistenziale di natura parassitaria fondato su finanziamenti pubblici non sottoposti ad alcun controllo gestionale. Il Molise sconta crisi drammatiche in filiere che occupano migliaia di addetti e correttamente è tenuto a verificare anche i rapporti col movimento cooperativo nazionale per definire forme di coinvolgimento sprovincializzate in grado di competere sui mercati europei ed internazionali. Con la Confcooperative, la Legacoop e l’AGCI, il nostro territorio ha tutto da guadagnare nell’aprire un confronto serio in cui si approfondisca la possibilità di coinvolgere grandi marchi nazionali della cooperazione  in attività di filiera del tessile, dell’agroalimentare, dell’edilizia e della distribuzione. Il rapporto con grandi operatori economici, industriali e a maggior ragione del movimento cooperativo nazionale, deve essere attento, di apertura e di rispetto. Sui singoli progetti si può dissentire ma chiudersi a riccio in un’autoreferenzialità mal riposta è un errore.
Michele Petraroia

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