Non giudicateci quelli dell’ultima ora, visto che di quest’argomento se ne parla oramai da anni. Un argomento al centro dei discorsi della gente, sulle colonne dei giornali e nelle cronache televisive regionali. Un argomento che c’induce a porre una domanda che potrebbe sembrare banale e sotto certi aspetti inutile “il Molise è una regione aperta al mondo e soprattutto all’Europa? Un quesito che potrebbe sembrare scontato se si pensa che siamo una regione ben inserita nel sistema, anche se quest’ultimo presenta numerose distonie.
Eppure, è un punto di domanda necessario, perché la nostra realtà, nonostante sia “esplosa” positivamente, leggasi accordi siglati con varie realtà Europee non ultimi quelli con la Cina, anche questa non appartiene all’Europa, a nostro giudizio, badate il nostro è un giudizio non da esperti ma da semplici osservatori, è ancora molto lontana, da quelle che sono le “idee” nate circa cinquanta anni fa quando si posero le basi per una sola grande realtà che poteva guardare oltre confini. Idee che faticosamente cercano di farsi largo in una regione, nonostante che ci si affanni a farla apparire propositiva, è considerata da troppi, e questo non torna certamente a nostro favore, un semplice corridoio di passaggio per raggiungere realtà più redditizie, più ricche, più favorevoli. Vedete, appartenere all’Europa e non solo, non significa apparire, né tanto meno sfoggiare la cultura dell’essere, anche se questa rappresenta una branca importante su cui puntare, quello che conta sono i risultati che arrivano dalle attività produttive imposte dalla fredda e rigida logica dei numeri e soprattutto dal dio danaro. Essere cittadini globali significa operare e vivere appieno la realtà attuale.
Noi no siamo ancora lontani da quelli che sono gli obiettivi prefissati con l’entrata nella “grande famiglia”. Non ce ne voglia chi lavora, alacremente per superare le ultime barriere che c’impediscono di essere competitivi sui mercati esteri, di questo dobbiamo essere fieri, perché il lavoro fatto è prolifico, per far attecchire un “modus operandi” che va oltre anche qui nella ventesima regione d’Italia. Non siamo disfattisti perché sappiamo bene che dalle piccole realtà vengono i maggiori contributi. Piccole realtà che, a differenza di quelle più grandi, dispersive e non sempre lungimiranti e oculate, colgono sia le sottigliezze su come inserirsi sia le opportunità che si offrono. Questo perché essendo il nostro un territorio ancora “vergine” è facile seminare per raccogliere. Peccato che da noi tutto questo è appena germogliato. Uno status dettato da una non perfetta comprensione di quello che significa veramente guardare “oltre la siepe”. Uno status forse, usiamo il forse, nato dalla mancanza di occasioni che si hanno a disposizione. Frutti di un non ponderato esame di quello che i tempi mettono e disposizione di chi vuol crescere. Questa è la realtà; null’altro.
Allora quali i correttivi affinché anche il Molise possa esporre a pieno merito e non simbolicamente la bandiera della integrazione globale? Di suggerimenti non sapremo darne anche perché la materia è talmente complessa tant’è che è estremamente difficile dare suggerimenti. Fortunatamente a soccorrerci ci vengono alla mente le parole di un politico di razza che, non citiamo, per non incorrere nelle ire di chi siede ora nella stanza dei bottoni che potrebbe chiamarci nostalgici “Il Molise ha nel suo DNA tutte le capacità, le caratteristiche ma soprattutto le opportunità per fare il salto di qualità ecco perché necessita che si punti tutto sull’innovazione”. Parole che riportiamo e che facciano nostre con la speranza di poter dire un domani non lontano “Noi siamo cittadini pronti alla grande sfida sia Europea che mondiale.”
Massimo Dalla Torre