La nomina di Paolo Frattura al vertice dell’intergruppo del Comitato delle Regioni per la strategia adriatico-ionica è sicuramente un segnale positivo per il Molise visto che nel 2017 la Presidenza sarà della nostra Regione. Uno dei punti centrali sarà il completamento dell’alta velocità ferroviaria dalle Marche alla Puglia. Ma al centro di questo dibattito che riproietta il Molise con un ruolo chiave ci deve essere lo sguardo verso i Balcani e il Mediterraneo. L’Europa deve tornare ad avere un approccio integrato verso l’area balcanica. Facendo un po’ di dietrologia storica i conflitti balcanici hanno creato sempre dei problemi per l’intera area europea. La prima guerra mondiale ne è testimone se si pensa che la miccia esplose proprio con l’attentato a Sarajevo. I conflitti degli anni ‘90 in Bosnia e poi in Kosovo rappresentano un altro spunto di riflessione. Nei Balcani si rispecchiano in un modo o in un altro anche i problemi e le divisioni che logorano la stessa Europa a cominciare dalla politica estera. L’instabilità dei governi italiani di questi ultimi anni, compreso quello attuale, ha creato degli ostacoli per una politica di serio intervento nei Balcani producendo l’effetto di una minore presenza italiana a livello geopolitico rispetto invece all’esodo di molti italiani nei Balcani, basti pensare ai 20.000 italiani presenti in Albania. Ma se la politica nazionale stenta a livello regionale e locale negli anni qualcosa si è smosso. Da Termoli, piccola cittadina molisana, partì il progetto di Euroregione Adriatica che poi negli anni si è trasformata in Euroregione Adriatica e Ionica. Quello che occorrerebbe è di capitalizzare la rete dei rapporti interadriatici già attivata negli anni proiettandola verso un più vasto contesto strategico, che tenga conto di più fattori dominanti, geopolitici ed economici. Tutto questo visto che c’è un rischio concreto dell’emarginazione del sistema Adriatico rispetto alle nuove dinamiche che si annunciano lungo alcune direttrici rilevanti: quella che tende a connettere l’area baltica con il Mar Nero; quella che lega il Mar Nero con il Mediterraneo orientale attraverso il Polo Egeo; ed infine i futuri flussi lungo l’asse sud est-ovest del Mediterraneo, caratterizzati dai trasporti energetici e commerciali. Il sistema Adriatico può diventare la salvezza dei Balcani e i Balcani possono rivelarsi la salvezza del sistema Adriatico. È un paradosso. Ma risponde a una logica funzionale. Infatti, se l’Adriatico vuole comunicare con il Baltico non può che passare attraverso i Balcani. Lo stesso vale se l’Adriatico intende connettersi al Mar Nero. Tutto ciò deve essere garantito attraverso un sistema di sicurezza che punti ad arginare la criminalità organizzata e i traffici illegali. Qualcosa di nuovo si sta muovendo ancora una volta dal Molise per mobilitare il circuito adriatico comprendente camere di commercio, le autorità portuali, università, Macroregione ed Euroregione, per attivare una nuova geometria di contatti economici, rafforzati da rapporti culturali e da pratiche di good governance. Si tratta in particolare di ridisegnare una strategia spaziale proiettata in direzione delle aree stimolate dalle prospettive di allargamento comunitario. La politica estera italiana nonostante la staffetta dei ministri rende sempre meno. E’ ormai tempo che l’abbraccio tra il Mediterraneo e il nostro paese torni a occupare lo spazio centrale nell’agenda politica italiana. È un’illusione ritenere di poter vincere le sfide globali scommettendo sul mercato come quello americano o asiatico se non si è prima mostrato al mondo di essere capaci di assicurarsi saldamente la partita in corso nel Mediterraneo. Nessuno dei paesi che navigano ambiziosamente nel mare della globalizzazione ha infatti rinunciato ad affermarsi nel proprio giardino prima di inerpicarsi sulle piste dei mercati internazionali che accompagnano e fanno da cornice all’autoritaria globalità contemporanea. L’Italia deve assumere un ruolo guida per una duplice rinascita: quella di un mare, il Mediterraneo, e quella di un paese, il nostro. Il Molise invece può rappresentare nuovamente il punto di svolta per la strategia adriatica-ionica nella logica di una geopolitica euromediterranea.
Roberto Colella, Presidente Adriatic-Ionian Institute