Pietro Colagiovanni *
Il film, del 2009, non ha bisogno di presentazioni. Si tratta della versione cinematografica di uno dei libri di maggior successo degli ultimi anni, la trilogia gialla dell’autore svedese Stieg Larsson, 8 milioni di copie vendute. “Uomini che odiano le donne” è il primo libro dei tre portati a termine da Larsson prima della sua prematura morte, ed è quello che ne ha decretato il suo incredibile successo.
La pellicola del 2009 (se ne aggiungerà anche una hollywoodiana nel 2011 con interprete Daniel Craig) è una produzione tutta e interamente svedese, con registi e attori sconosciuti al grande pubblico internazionale. Il film è un giallo, con i tempi del giallo trhiller e sembra quasi un esempio di scuola di come vada realizzato un film giallo. Di solito, rispetto al libro, la trasposizione cinematografica perde qualcosa, a volte molto, a volte moltissimo. “Il nome della rosa” ne è un classico esempio: pur essendo il film molto ben fatto la comparazione con il libro di Eco ne esce inevitabilmente perdente. Non è questo il caso invece de film di Oplev. Per certi versi addirittura rende il libro di Larsson, un libro lunghissimo con molti spunti e storie sovrapposte più lineare, più di genere potremmo dire. La vicenda principale è quella della misteriosa scomparsa di una giovane ragazza, membro di una delle più importanti famiglie di industriali svedesi, avvenuta 40 anni prima e mai risolta.
Il protagonista è un giornalista investigativo, Mikael Blomqvist che viene chiamato dall’anziano zio della giovane per cercare di risolvere un enigma che lo ha tormentato da allora senza tregua. Blomqvist accetta riluttante l’incarico perchè impegnato in una difficile controversia contro un magnate della finanza svedese, sul quale aveva svolto approfondite inchieste e per le quali però era stato condannato per diffamazione. Ad investigare sul caso si aggiungerà poi una giovane punk-hacker, Lisbeth Salander, dal passato tormentato, dal presente difficile ma dalle capacità tecniche e professionali incredibili. Non faccio lo spoiler di come andrà a finire per quei pochi che non hanno ancora letto il libro. Gli altri già lo sanno, visto che il film si attiene fedelmente al testo di Larsson.
La forza di questo film, ben scritto, ben recitato, ben fotografato, con i ritmi giusti e le musiche giuste si può descrivere così: quando leggi un libro ti fai un’idea di come siano i personaggi protagonisti, le loro facce, le loro sembianze. Ebbene io ho letto il libro e quando ho visto il film ho visto muoversi esattamente le stesse persone che mi ero immaginato visivamente durante la lettura.
Lisbeth, poi, non può che essere così, ed è davvero incredibile. Qualcuno ha criticato il film perchè troppo di genere, costruito per essere un giallo che deve piacere al grande pubblico. Premesso che il libro di Larsson è anch’esso un giallo e gli approfondimenti piscologici sono in funzione della linea narrativa e non particolarmente sviluppati ( il giornalista è costruito come una figura di genere, come uno Sherlock Holmes o uno Hercule Poirot) il film funziona, e funziona bene nonostante due ore e mezzo di durata. E poi piacere al grande pubblico non è certo un delitto. Per cui complimenti a Oplev, questo è davvero un bel film
Voto 3,75/5
*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus
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