di Pietro Colagiovanni*
E’ l’esordio (2014) alla macchina da presa del regista e autore argentino Matias Lucchesi. La storia è semplice. Nel mezzo del nulla argentino (sono le montagne di Cordoba, luogo natio di Lucchesi) una bambina, ormai ragazza, cerca di conoscere la sua storia, da dove proviene, quali sono le sue origini.
La ragazza, che frequenta e vive nel locale istituto, non sa chi sia suo padre, non lo ha mai visto in vita sua. Grazie all’aiuto della sua insegnante (una bravissima Paola Barrientos) riuscirà, dopo qualche peripezie e partendo da una piccola traccia, a trovarlo ed incontrarlo. Il film è ovviamente tutto improntato al minimalismo e la comunicazione, grazie anche alla bravura degli attori, è tutta giocata sulla fase non verbale.
I dialoghi sono scarni, essenziali così come è essenziale questo breve ma intenso film. La regia di Lucchesi è pulita e limpida, lo scenario unito ad una splendida fotografia aiuta a dare sostanza e corpo alla trama, la vicenda si dipana in una drammaticità contenuta e controllata, potente ma pensata. La storia alla fine è la storia di un’infanzia tradita, in una società che, ancora ma si spera non più, permette ai genitori (specie gli uomini immersi in un brodo maschilista durato millenni) di sottrarsi alle loro fondamentali responsabiIità.
Una narrazione credibile che Lucchesi riproduce in modo affidabile.In definitiva un un film pensato come artigianale e sviluppato come tale, realizzato a mano si potrebbe dire, con indubbia autenticità e competenza.
Voto 3,75/5
*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus
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