Il film della settimana/ “La pecora nera” di Ascanio Celestini (Ita)

Pietro Colagiovanni *

E’ l’opera prima dell’attore teatrale, scrittore e drammaturgo Ascanio Celestini ed è un film importante, duro, spigoloso. La narrazione è incentrata sulla realtà del manicomio. Il protagonista (Ascanio Celestini) vive in questo manicomio romano sin dall’infanzia, nei “favolosi anni 60”. Con la tecnica del flash back Celestini ci riporta a quell’epoca, neanche troppo lontana, e il film vira verso un’Italia, rurale e di periferia, aspra, primitiva, spietata. Nicola (il nome del protagonista) è vittima di questa ferocia sociale e familiare e finisce lì dove era già finita e morta sua madre, nello stesso manicomio.

La narrazione è complessa perchè Nicola ha anche un suo doppio (interpretato da un eccellente Fabio Tirabassi) che estremizza la tendenza schizofrenica del racconto ma la rende anche più variegata e articolata. La storia apparentemente semplice ( il cuore del film è Nicola che accompagna la suora responsabile dell’istituto ad un vicino supermercato) è invece incredibilmente complessa, pesa come un macigno. Celestini (che ha tratto il film da un suo omonimo libro) parla quasi sempre in prima persona (o per il tramite del suo doppio Tirabassi) in un monologo ricco e suggestivo, di evidente promanazione teatrale. Un monologo poetico e mai banale, duro e logico, suadente e incalzante.

Quel poco che succede, nei flash back come nel ritorno all’attualità, è pesante, sfida continuamente una normalità che la vestizione esterna del film pone come naturale. Ci sono assassini di innocenti che restano impuniti, muoiono bambini nel silenzio di tutti, c’è una realtà vera fatta di corruzione, abiezione morale e vuota di qualsiasi umanità. Ma a fare tutto ciò non sono i matti (come è matto consacrato e riconosciuto da tutti, sin da bambino, Nicola) ma le presunte persone normali. A cosa servono, si chiede Nicola alla fine del film, i matti?.

La risposta la dà un altro ospite del manicomio, un anziano seduto accanto a lui. E’ un peccato,dice che con il sole, la primavera, la bellezza di un campo fiorito la gente debba avere il cuore in pena. Scaricate tutte le vostre pene, le vostre angoscie, le vostre negatività su di noi, rinchiusi al buio di un manicomio, noi siamo qui per questo.

Questa è la densità emotiva e cerebrale del film. Non è un film adatto a tutti, perchè la sua visione, se non è distratta, segna e colpisce. Un film importante e bello, in ogni caso

Voto 4/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

per commenti, recensioni o sollecitazioni e suggestioni cinematografiche potete contattarmi a colagiov@virgilio.it

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