di Pietro Colagiovanni*
“La historia del baul rosado” è un film della regista colombiana Libia Stella Gomez del 2005. La trama è quella di un giallo, con il cadavere di una giovane donna dentro un baule (quello rosato del titolo) inviato ad un indirizzo sconosciuto e poi scoperto, a causa del cattivo odore, dal locale ufficio postale.Ci sono tutti gli ingredienti del giallo: il morto, il detective, il giornalista, l’indagine, la storia romantica, la trama misteriosa che si dipana lungo il tragitto narrativo. Ma alla fine, senza voler fare lo spoiler, forse è meno giallo di quanto si pensi, forse più rosa come il baule protagonista dell’intera trama. Il film è fatto bene, l’ambientazione (Bogotà nel 1945) scrupolosa e ricostruita con minuzia, i ritmi sono quelli giusti. Ciononostante, vista anche la sequenza di colpi di scena che carraterizzano la narrazione, alla fine resta la sensazione di aver visto più una telenovela sudamericana, ben realizzata, che un thriller vero e proprio. Una puntata di Sentieri, insomma, puntata che parte da un cadavere anziché da una giovane fanciulla innamoratasi di un ricco possidente. Ma i colori, la recitazione, la trama, i sentimenti sono gli stessi. Tutti i protagonisti emanano emozioni caste e pudiche, che al massimo possono arrivare all’innamoramento senza mai nemmeno sfiorarsi. La descrizione del potere è anch’essa fatta con i colori pastello. Il quarto potere, il potere della stampa, tema centrale del film passa da Orson Welles ad una puntata di Passioni. Questo non per svilire l’opera, che comunque è gradevole e si fa vedere piacevolmente, ma solo per rimarcare la sua intrinseca natura stilistica. La regista, d’altronde, ha studiato cinema in Colombia ed è oggi una docente universitaria in teoria dell’arte e dell’architettura dell’ateneo nazionale colombiano. E’ovvio che i suoi parametri di riferimento non possano che ritrovarsi in quello che è stato il fenomeno, fondamentale, della cinematografia sudamericana degli ultimi decenni: la telenovela. La telenovela è stata per il cinema e la televisione dell’amrica del Sud quello che è stato Hollywood per gli Stati Uniti. E’ quindi assolutamente normale che i suoi stilemi siano fortemente presenti nel cinema di una regista colombiana. Detto questo alla fine si tratta di gusti: l’opera è buona ma particolare, con un sapore caratteristico. Se piace o meno dipende soprattutto dalle preferenze personali di ciascuno.
Voto: 3/5
*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus
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