Questo, potrebbe essere il titolo di un articolo che permetterebbe, se fosse possibile, ma non lo è, di ragionare come la politica delle chiacchiere e del non senso si è impossessato del modo di fare degli Italiani sempre attenti alle vicende dei palazzi del potere che, in quest’ultima stagione, è alquanto ingarbugliata e senza nessun nesso logico. Una fotografia che la dice lunga sul modo di agire di chi è stato scelto quale rappresentante, ma non conosce assolutamente il significato né letterale, né tanto meno attuativo della parola “rappresentare”. Una rappresentanza che, rapportata al Molise, non deve “abbaiare alla luna” e fare atti di accusa, cercando di scaricare le colpe sui predecessori che, a loro detta, hanno numerosissimi scheletri negli armadi.
Fantasmi di una linea di non governo, di allora, che ancora danneggia chi giornalmente cerca con il proprio lavoro, sottopagato e non servito su di un piatto d’argento senza esserselo guadagnato se non con l’aiuto degli amici, degli amici, degli amici, di arrivare a fine mese tirando la cinghia. Una rappresentanza che i nostri nonni avrebbero paragonato “all’esercito di Giacchino”, male armato, senza alcun obiettivo se non uno, per giunta irrealizzabile e irrazionale, allo sbando e inadatto ad affrontare non solo la routine quotidiana ma le emergenze, poiché fino a questo momento i proclami e le promesse sono disattesi. Tuttavia, ci sono le dovute eccezioni che mettono in risalto l’operatività a trecento sessanta gradi di alcuni tasselli di questo meccanismo arrugginito e inadatto al Molise.
Persone che hanno a cuore le sorti dei molisani, tant’è che non c’è giorno che non opera attivamente e fattivamente sul campo partecipando a riunioni in regione e fuori regione, promuovendo tavoli di confronto, ascoltando e incontrando la gente che chiede certezze e non promesse che però, purtroppo per mancanza di risorse e soprattutto di divergenze politiche e strattonature interne, non potranno essere mantenute. Ecco perché forse sarebbe meglio fermarsi e ragionare sul da fare, magari apportando le dovute correzioni che potrebbero portare risultati positivi altrimenti, si corre il rischio di far crollare rovinosamente ancora di più il castello costruito con materiale scadente. Disfattisti, ripetiamo, con le dovute eccezioni, che ancora non hanno capito a fondo il mandato affidato loro dagli elettori, ma soprattutto non sono in grado di dare contezza alle idee che potrebbero essere il vettore per la rinascita del Molise. Il quale, è soggiogato da sogni utopici e trionfalistici che servono solo e unicamente ad aggiungere confusione su confusione. Insomma, uno stato “d’inerzia passiva totale”, non sono parole nostre ma di chi quotidianamente deve vedersela con la recessione. Inerzia passiva quale sintomo del fallimento, che è sotto gli occhi di tutti. Fallimento in accoppiata con la delusione che crea affanni e sofferenze a quanti speravano e purtroppo spera ancora nel “cambiamento”. Un qualcosa che avvalora qualora fosse necessario, che il detto: chi di speranza vive disperato muore, è quanto mai calzante.
Un detto che oggi che i nodi sono venuti al pettine e sono targati: disoccupazione, sanità, infrastrutture, trasporti, viabilità, Gam, ITR e zuccherificio. Tutte cose che mostrano la “non capacità attuativa”. Caratteristica che, per una realtà come il Molise, è letale poiché significa che si è arrivati al punto del non ritorno dove c’è solo ed unicamente “il nulla” che ci ha ridotti allo stato di “automi” in cui la logica, della non politica purtroppo, “c’azzecca”, come direbbe l’ottimo Tonino Di Pietro.
Massimo Dalla Torre