Sposi in fuga dal coronavirus i rinvii delle nozze stanno mettendo a terra il business miliardario legato ai matrimoni, è un grido di allarme di un settore intero che si sente profondamente colpito, non solo dalla pandemia in atto ma anche dalla scarsa attenzione da parte del governo centrale, che immagina di collocare la riapertura del settore nella cosiddetta fase 3, senza la previsione di alcune misure di contenimento che non siano crediti da chiedere alle banche.
È stato tenero vedere in tv le immagini delle rare coppie che sono andate a sposarsi con la mascherina, sole, senza invitati, private del bacio di rito, per non parlare del pranzo di nozze, delle foto di gruppo e degli invitati, da commedia romantica in versione coronavirus,o le nozze celebrate, negli Usa e nel Regno Unito su Zoom party, con sposi collegati in video davanti a invitati vestiti a festa a casa loro.
A fronte dei pochi sposi decisi a dirsi “sì” nella data fissata, quando il coronavirus era uno sconosciuto, la stragrande maggioranza, di fronte a limiti, regole, divieto di assembramenti e di emozioni, abbracci e baci davanti alle torte a tre piani, ha preferito tirare il freno a mano e procrastinare.
Sono 17 mila i matrimoni cancellati tra marzo e aprile, 50 mila quelli che secondo stime salteranno tra maggio e giugno. Perso tutto il comparto del wedding destination, animato da stranieri che scelgono l’Italia, soprattutto Toscana, Puglia e Sicilia per sposarsi, con un business che muove quasi 500 milioni di euro l’anno ,se per spose, sposi, madri delle spose e invitati si tratta di un frustrante cambio di piano, chi di matrimoni ci vive sta messo molto peggio.
La filiera fatta di; imprese di abiti nuziali, catering, wedding planner, fioristi, organizzatori di eventi, fotografi, location matrimoniali, musicisti, noleggiatori di auto da cerimonia e, parrucchieri specializzati, che ogni anno fattura in totale 40 miliardi di euro circa, è a terra, con una perdita Covid-19 stimata in 26 miliardi di euro e con la prospettiva di una ripartenza prevista nella fase tre, ma ancora avvolta nella nebbia, senza un calendario certo.
I protagonisti della vendita di abiti da sposa e cerimonia, hanno un problema in più, è un settore che muove circa 600 milioni di euro l’anno, se a metà maggio i negozi da abiti da sposa potranno riaprire non è detto che lo faranno in molti, visto che il mercato è fermo: saranno in pochi a sposarsi, risultano tanti annullamenti con relativa richiesta degli acconti. Senza dimenticare il fatto che sanificare gli abiti, come previsto per i normali negozi di abbigliamento, non sarà così semplice, per i vestiti da sposa servono le macchine a vapore…”.
Si parla di un 95% di invenduto e di aziende estere che stanno già cominciando a pubblicizzare le collezioni 2021, rendendo obsolete quelle inutilizzate di quest’anno: ci sono magazzini pieni, l’emergenza Covid è scoppiata a fine febbraio, proprio il mese in cui si comincia a vendere per la stagione dei matrimoni.
Non è solo un problema legato agli abiti da sposa: è una filiera fatta di fioristi, gioiellieri, mobilieri, il cui grosso del fatturato vede protagonisti sposi che allestiscono le loro case ma, soprattutto il matrimonio è fatto di emozione, condivisione, abbracci, si spera di poterli garantire. Senza mascherine, si spera.
Gli imprenditori hanno stilato una serie di proposte che puntano a date certe per la riapertura e la relativa raccolta di prenotazioni, a finanziamenti a fondo perduto sulla base della diminuzione di fatturato rispetto allo scorso anno, alla sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare al lavoro.
Si pensa anche a un anno bianco di sospensione di ogni tipo di tassazione che, senza fatturato, le aziende non sarebbero in grado di pagare, oltre al prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti fino alla fine dell’anno, gli operatori pensano anche alla tutela dei lavoratori stagionali, che causa annullamenti degli eventi, rimarranno disoccupati per la stagione 2020.
E ancora, misure a sostegno degli affitti e incentivi a fondo perduto per l’adeguamento degli impianti di condizionamento e sanificazione previsti dal governo,per non restare fermi troppo a lungo, si chiede di permettere l’apertura immediata di attività di eventi e di ristorazione che si possano svolgere all’aperto nel pieno rispetto delle distanze e dispositivi di sicurezza, si pensa a feste nei parchi, con distanziamento sociale: evitando buffet e servendo su tavole per otto soltanto quattro persone, con fuochi d’artificio, fuori dai centri abitati per evitare assembramenti.
Alfredo Magnifico