(Adnkronos) – "L'intelligenza artificiale nasce dal punto di vista degli algoritmi negli anni '40, già da molti anni ad esempio il machine learning è stato usato nelle nostre aziende. Il vero fattore di spinta che ha portato al veloce incremento delle applicazione della IA (Intelligenza Artificiale) negli ultimi anni è stata convergenza di due tecnologie, tutte e due dipendenti dalla microelettronica: la trasmissione dei dati a larga banda con la capacita di memorizzazione ingenti quantità di dati e la possibilità di implementare calcoli a bassa energia per operazione. La convergenza di queste due tecnologie ha consentito di implementare gli algoritmi della IA sviluppati dai ricercatori del settore della fisica, dell'ingegneria e della matematica, su hardware dedicati particolarmente efficienti dal punto di vista della velocità di calcolo e della potenza dissipata. Oggi anche nei nostri smartphones la IA viene implementata mediante speciali acceleratori hardware, ossia circuiti integrati dedicati capaci di implementare in maniera molto efficiente gli algoritmi della IA". A dirlo Marco Re, professore di Elettronica digitale Università Tor Vergata, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A, 'Trasformazione digitale, dentro l'AI'. "Nel futuro – spiega – avremo anche la possibilità di non dover accedere alla rete, al cloud per fare il learning, ma avremo un learning locale. Ma questo sarà il risultato della convergenza di dati trasferiti e di una microelettronica molto spinta. Allora bisogna poi capire bene qual è la situazione della microelettronica mondiale, che è centrale per l'intelligenza artificiale. E quali sono le sue criticità? Il problema è che la microelettronica moderna è estremamente complessa. Noi lavoriamo attualmente su nodi, si chiama nodo l'elemento 3D, il transistor singolo, e si va verso tecnologie più spinte. Questo ha significato che negli ultimi vent'anni la concentrazione del Fab, del cosiddetto firmware Fab, è assolutamente diventata necessaria per poter sfruttare i costi di produzione di oggetti così sofisticati. Quindi noi abbiamo una produzione di cip integrati di ultima generazione fatta sostanzialmente in Sud Corea, in Taiwan". "Questo – assicura – fa venire in mente un po' di 'problemini', perché Taiwan è ovviamente in una situazione geopolitica molto complessa, la South Korea non sta proprio vicino ad un paese calmo, come si dice, e quindi il problema è che queste forti concentrazioni sono estremamente rischiose, costituiscono un punto critico che può interrompere la catena di produzione di circuiti integrati. E questo è il problema. Ergo, la gran parte dei paesi sta cercando di spostare la produzione in loco. Quindi gli Stati Uniti stanno investendo, con il National Science Chips Act, 280 milioni di dollari per rifare i circuiti integrati negli Stati Uniti, l'Europa sta facendo qualcosa, anche l'Italia sta facendo qualcosa". C'è il rischio che sia la geopolitica a fermare questa corsa tecnologica che stiamo vivendo? C'è un rischio reale? "Questo secondo me è un rischio reale, ma insieme a questo rischio ci sono ulteriori rischi. Ad esempio, i macchinari per la produzione di circuiti integrati che oggi abbiamo nei nostri iPhone, sono costruiti in un solo paese del mondo che è l'Olanda con Asml". "In Ucraina – prosegue – vengono prodotti la gran parte dei gas nobili che sono utili nelle industrie sui produttori, come l'Argon. Per fare la futura classe di circuiti integrati dell'intelligenza artificiale, ci vogliono non solo le tecnologie, ma ci vogliono gli uomini per gestire le tecnologie e anche uomini che progettino i nuovi sistemi di intelligenza artificiale". "Non ci sono più iscritti – ammette – nei corsi di ingegneria elettronica a livello mondiale. C'è un incremento degli iscritti nei corsi di computer science, cioè chi fa il software, ma non ci sono iscritti nei corsi di electrical engineering, che sono quelli che progettano i circuiti integrati, che sono gli acceleratori che ci consentono di fare l'inferenza a basso costo energetico". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ia, Marco Re (Tor Vergata): “Microelettronica fulcro ‘creativo’ del settore”
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