Siamo alle solite, la “favola”, sbandierata sui quotidiani, del puntuale pagamento dello stipendio da parte di ATM e SATI, è sfumata alla prima prova. In realtà, non occorreva essere dei profeti, tutto il T.P.L. regionale è un “mistero”; un T.P.L. refrattario a qualsiasi cambiamento ma avido di risorse, inefficiente ma incapace di riorganizzarsi. Saremo esagerati? Non crediamo, perché le conclusioni derivano da atti ufficiali indipendenti o direttamente dalle parti citate.
Vediamo, l’Autorità per la concorrenza ha rilevato che il costo medio nazionale al chilometro è di € 2,2, mentre nel resto d’Europa è di € 1,4, cioè il 57% in più. Inoltre, i primi tre operatori in Francia detengono il 77%, in Inghilterra il 56%, in Italia il 26%, la logica conclusione è che le dimensioni dell’impresa permettono di ridurre il costo unitario.
Cos’è successo in Molise?
Quello che anche un candido fanciullo, non corrotto dalla vita, poteva arguire allo 01/01/2010 era che, essendo il costo unitario delle 28 minori imprese di € 1,33 (€ 7.659.408/km 5.779.327), rispetto al raggruppamento ATM-SATI di € 1,54 (€ 16.584.790/km 10.769.202), bisognava frammentare le gare d’appalto in maniera da ridurre i km assegnati alle imprese maggiori, perché in tal modo si riduceva il costo per la collettività di circa € 3.475.000 (anche perché gli utili delle aziende già eccedevano quello che prevede il regolamento europeo in materia, a seguito della famosa sentenza Altmark). Invece la precedente Giunta Regionale ha fatto di meglio, nella delibera per il bando di gara ha previsto un costo/Km di € 1,68 per gli 11.391.150 km, cioè un maggior costo unitario per servizi tagliati del 31%, non solo, con delibera n.644/11 (con il taglio della rete), ha incrementato il costo precedente a favore delle maggiori aziende ad € 1,752 (superiore al costo previsto per la gara), per di più ha anche ancorato il corrispettivo ad un indice di settore (previsto anche per il bando di gara). A prima vista sembra un’operazione inappuntabile; in realtà, solo considerando il periodo 01/01/10 – 01/01/12 (solo tre anni), il risultato è che i servizi per la collettività sono stati ridotti del 28,88%, i costi solo del 6,65%.
L’operazione è stata munifica solo per le aziende che, oltre ai maggiori ricavi unitari e totali, non hanno sopportato i costi dei km tagliati (eppure qualche azienda, non contenta e pur avendo ricavi totali maggiori di prima del taglio, ha anche licenziato dei lavoratori con uno pseudo motivo economico, ci si chiede, visti i risultati, se la regione rappresenti tutti o solo le imprese e, se così non è, cosa aspetta ad intervenire).
Vi è di più, in considerazione del costo medio di € 1,465, allo 01/1/10, e gli 11.708.415 km assegnati dopo il taglio dei servizi, il risparmio, lasciando inalterato il costo unitario, sarebbe stato di ben oltre 7 milioni di euro, altro che risparmio di quattro milioni assegnando la gara, era meglio non fare nulla (a parte il taglio); non solo, per effetto dell’indice prescelto, dopo solo un anno il risparmio sarebbe stato solo di € 317.265; infine, rimane sempre inspiegabile il fatto che l’impresa aggiudicante, in affanno con un corrispettivo di € 2,52 al Km, anno 2013, sarebbe riuscita, al costo di € 1,68, anche ad offrire un maggior numero di chilometri ed, altro fatto inspiegabile, è che il costo medio al km della Liguria (studio IBL 2012) è di € 2,12, con un costo del personale di circa euro 44.1 mila, contro quello molisano di 36, crediamo non ci sia bisogno di commenti. Non è tutto, la scelta di ancorare i corrispettivi all’indice di settore, oltre a non essere previsto dalla legislazione vigente, ha anche un effetto paradossale, le imprese più inefficienti, che creano inflazione, sono premiate con maggiori corrispettivi pubblici (altro che metodo del price-cap auspicato), eppure il costo del personale è rimasto invariato dal 2009. Ci sovviene una considerazione, la “Scala mobile” è stata eliminata perché, lo asserivano gli esperti economici, le indicizzazioni sono negative per l’economia (era un cane che si mordeva la coda), tale affermazione valeva solo per gli stipendi dei lavoratori? Si potrebbe obiettare che il costo era troppo basso (perché anche lo studio specifico in merito ha previsto un maggior rimborso al km) e le imprese soffrivano (ma quando mai, gli utili straordinari del periodo per le maggiori aziende di settore sono un classico esempio delle distorsioni di mercato e della concorrenza).
Infatti, questo è un altro enigma molisano, perché nei sistemi economici efficienti, l’economia di scala fa sì che le imprese di maggiori dimensioni offrano un minor costo unitario, ciò è confermato dalle logiche economiche e dall’autorità dei trasporti, per cui è incomprensibile sia perché la regione ha sempre remunerato di più le maggiori imprese sia perché lo studio commissionato dalla stessa regione gratifica di più le imprese maggiori, assegnando loro un più elevato costo/km. Chiudiamo semplicemente citando un ultimo episodio, che rende benissimo la situazione e le competenze degli amministratori pubblici; in una riunione con amministratori comunali e regionali, all’obiezione che un costo km urbano, previsto da un altro studio commissionato dal comune stesso, di oltre 3 euro, si poteva porre un problema di sostenibilità, di eccesso di utili per l’azienda e di spesa per abitante di circa il 70% in più di quello previsto per il cittadino di Campobasso, che ci sarebbero stati rischi per una riduzione dei servizi e dell’occupazione e che c’erano altre ditte pronte ad intervenire con un costo inferiore, c’è stata una sollevazione della ditta (ovviamente) e degli amministratori comunali, che, arrampicandosi sugli specchi, si preoccupavano di giustificare tali costi, obiettando anche che non conoscevamo il lavoro proposto (però ad una richiesta di accesso non hanno ancora dato seguito). Credo che quanto sopra sia sufficiente per creare, perlomeno, qualche dubbio o una presa d’atto da parte degli amministratori e dell’opinione pubblica per cercare di migliorare tale importante settore.
Faisa Cisal, Firìt Cisl, Uil Trasporti