I molisani sono stanchi di essere servi della gleba

Vorremo aprire questa nuova finestra sulle azioni del mondo politico locale con il commento a quanto sta accadendo attorno ai vari “affaire” che infuocano quest’ ottobrata 2016. Storie che vedono ancora una volta il Molise e i Molisani penalizzati pesantemente. A farci da sparring le continue distonie del sistema locale leggasi copia e incolla documenti ARSEM, GAM, ZUCCHERIFICIO senza contare altre realtà imprenditoriali che denunciano lo stato di abbandono in cui versano nonostante i proclami di rinascita che giungono dai palazzi della politica. Cose che, pur rispettando sia il ruolo sia le idee di chi le esterna, la dicono lunga sullo stato di sudditanza in cui versano sia la politica sia i protagonisti artefici di una rovinosa caduta. Una regione che, visto i contenuti, se vivessimo nel medioevo ha assunto ancora di più il ruolo di “vassallaggio totale”. Una regione che si dice soddisfatta per quello che il “potere centrale” sta attuando in favore dei Molisani ridotti al ruolo di “servi della gleba”. Una regione che sposa quotidianamente la “santa causa del Casato dell’Augusta Florentia”, in cui si palesa spudoratamente l’“asservimento” totale di chi regge le sorti della ventesima regione dello stivale. Azioni che invece meriterebbero risposte dai toni “rimatori” sullo stile dell’Aretino, maestro di arguzia letteraria. Risposte rimatorie che mettiamo da parte per il rispetto che portiamo per l’Istituzione che impone a questo punto d’improvvisarci lettori. Uno dei tanti lettori che, se potesse, rivolgerebbe domande specifiche a chi in questo momento si è “erto” a capitano di un’armata che neanche Brancaleone da Norcia comanderebbe, non nel senso stretto della parola, bensì in quello della compagine. Domande che avrebbero quale punto di partenza: è mai possibile che lo stato di sudditanza di questa regione sia arrivato a questo punto? E’ mai possibile che nel terzo millennio, dopo aver aberrato le malefatte delle legislature andate definitivamente in soffitta, con tanto di plauso, si debba osannare a quella attuale?

Credeteci “signori”, queste sono solo due delle tante domande che i molisani se potessero vi esternerebbero. Domande che, non sono assolutamente le farneticazioni di nostalgici, che pensano che “si stava meglio quando si stava peggio”. No, assolutamente. Sono, e di questo siamo più che sicuri, la trasposizione dello stato d’animo dei cittadini di una realtà come quella molisana, che è arrivata alla “frutta”. Una realtà dove, non si sa chi “paga il conto. Una realtà dove ogni giorno che passa si assiste allo spopolamento e alla desertificazione mentale, materiale e morale. Una realtà dove si è costretti ad abbassare la testa e trainare il pesante fardello della quotidianità. Ascoltate la gente. Date riposte e non fate promesse che già sapete di non mantenere. Date speranza, anzi certezze a chi non né ha più. Non cercate di sfruttare l’onda “mediatica” per guadagnare lo spazio sulla stampa locale, perché quella nazionale v’ignora. Per il posto d’onore “nell’olimpo degli immortali”, come scrisse Margherite Yurcenar, non servono “i miti”.

Serve il coraggio di lavorare in silenzio tra la gente e per la gente. Solo così si da una lezione di responsabilità, di rispetto e di amore per la propria Regione. Solo in questo modo si darà veramente un nuovo volto a questa porzione di Paese. Solo in questo modo si potrà portare a compimento il tanto agoniato processo d’ innovazione e di ammodernamento. Solo così l’idea del cambiamento potrà essere guardata con fiducia e non con sospetto come accade ora. Solo si cancellerà definitivamente dall’immagine di una “comunità scendiletto” che mette la faccia sotto i piedi di chi crede e soprattutto pensa di fare il bene della collettività con la consapevolezza che stare fermi con i piedi è molto difficile, tanto per citare una frase del compianto Massimo Troisi. Solo così si potrà dare spazio al confronto leale tra le parti in cui domande e risposte coniugate assieme sono la base costruttiva per il rilancio definitivo delle piccole ma significative realtà di cui il Molise è certamente uno dei capi saldo.

Massimo Dalla Torre

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