“Azzerare tutto”. Questa la sentenza che si legge quotidianamente sulla stampa locale che, forse, potrebbe risvegliare dal lungo torpore chi siede nelle stanze dei bottoni. Realtà che lentamente si sta svuotando perché considerata una “palla al piede” di un sistema le cui linee guida passano per azioni che portano a una sola volontà: annientamento. Un annientamento che indica di come regioni poco propositive, cosa assolutamente non vera, devono essere private dei gangli vitali. Un annientamento che la dice lunga come il Molise è in balia di “personaggetti” come li appellerebbe il governatore della Campania De Luca, che pensano di cambiare le cose, senza sapere che necessita mantenere gli assetti e soprattutto le realtà come sono, anche se quest’ultime possono sembrare “zavorra” che poi zavorra non è; ecco perché ci fa specie la “flebile” levatura di scudi nei confronti di chi decide in vece nostra. Una protesta passiva che non produce nulla, se non quello di aggravare la situazione che porta inequivocabilmente a fare una considerazione drammatica: inadeguatezza di chi occupa i palazzi del potere. Inadeguatezza che illude i molisani ignari di quello che poteva accadere e sta accadendo. Inadeguatezza affidata a chi ha elevato la bandiera dell’innovazione, senza sapere che se cambiamento deve esserci, questo deve essere il loro. Cambiamento si ma non solo nelle esternazioni, indignazioni e prese di posizione. Cambiamento di una classe che in dialetto sono chiamati “tira seggie” cui è servita la “pappa” senza alcuno sforzo. Cambiamento di chi è abituato a prendere a non restituire ma soprattutto a distruggere. Questa è l’analisi dei fatti che mette a soqquadro il sistema Molise. Fatti che, nell’assurdità vede inutili riunioni condite con ordini del giorno buoni solo a riempire le pagine dei giornali o le cronache dei tg locali. Fatti che indicano come la volontà di distruggerci si sta concretizzando senza che ci sia alcuna soluzione positiva a nostro favore.
Fatti che s’indicano come il Molise è stato preso a mo di bersaglio cui scagliare i dardi che lentamente ci stanno conducendo al decesso in tutti i sensi. Condizione figlia di una cultura che non ci appartiene, che purtroppo per noi, ci ha relegato al ruolo di “servi della gleba” di una signoria che ha quale connotato: poca, anzi pochissima se non nulla comprensione delle esigenze e non certamente “selfie” che impazzano sui social network. Una condanna senza alcuna possibilità né di appello né tanto meno di revisione del processo. Condanna facilitata con il favore di chi si è illuso di poter far parte di quelli “che contano” salvaguardando i privilegi riservati a pochi. Condanna con una non difesa, quella di adesso è “d’ufficio”, che costringe ad assistere allo svuotamento totale di quello che è il Molise. Regione che, se non si corre ai riparti, a breve potrebbe tornare a essere appendice di un qualcosa che ci azzittirà dissolvendo quel poco di buono e di positivo che ancora esiste.
Massimo Dalla Torre