In Italia studiare sta diventando un privilegio e le famiglie dei lavoratori italiani, messe sotto ricatto dal Job act, soffrono il precariato e il progressivo abbassamento dei salari che ne consegue ed, in numero e frequenza sempre maggiore, non riescono a garantire il compimento degli studi dei propri figli. Al pari delle diseguaglianze sociali presenti nel paese concorre all’abbandono ed alla dispersione scolastica un tessuto produttivo più debole e meno competitivo nel meridione che non offre sbocchi occupazionali ai giovani, rigenerando fenomeni come l’emigrazione giovanile e lo svuotamento delle zone interne cui fanno da cornice infrastrutture arretrate e scuole statali sempre più accorpate e con scarso personale, dove non arrivano risorse. Le difficoltà delle famiglie degli studenti italiani trovano riscontro nella percentuale nazionale del tasso di abbandono scolastico che ha raggiunto da anni proporzioni allarmanti, superando la media europea. In Molise le percentuali superano finanche la media nazionale collocandoci ai primi posti di questa classifica. In Italia il diritto allo studio è da anni messo sotto attacco dai pesanti tagli al sapere varati dai governi che si sono susseguiti e non risultano sufficienti alla sua piena applicazione le diverse leggi regionali in materia presenti nel nostro paese, di cui l’ eterogeneità nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni ne rappresenta un forte limite. Accade perché non trovano riferimento in una legge sul diritto allo studio di carattere nazionale che ne livelli positivamente i provvedimenti in materia, di cui si avverte fortemente il bisogno. Il diritto alla studio nel nostro paese non è tra le priorità del Governo Renzi, al quale, al contrario, interessa la privatizzazione della scuola pubblica italiana. Nel DDL “Buona Scuola” la privatizzazione si attua soprattutto attraverso il finanziamento da parte di imprese private, alle quali si consente di indirizzare la didattica di Istituti Tecnici e Professionali, e attraverso l’introduzione, nelle scuole pubbliche, dello sfruttamento e della precarietà attraverso forme di lavoro gratuito quali “l’apprendistato sperimentale”. Il libero accesso al sapere è garantito dalla Costituzione e non può essere assoggettato alle logiche del profitto, mentre in Italia diminuiscono i fondi alla scuola pubblica ed aumentano i fondi alle scuole private. I lavoratori della FIOM sanno bene che il sapere non è merce e che la scuola italiana non deve essere privatizzata e chiedono ai governi nazionali e locali che garantiscano finanziamenti pubblici adeguati e costanti a tutte le scuole. A tal fine sostengono, in Italia, la “legge di iniziativa popolare per la buona scuola della Repubblica” avanzata dall’Unione degli Studenti che destina il 6% del PIL in istruzione e ricerca ed, in Molise, la proposta di legge regionale sul diritto allo studio, avanzata dall’Unione degli Studenti Molise che prevede lo stanziamento di finanziamenti pubblici a carico della Regione Molise per tutte le scuole di ogni ordine e grado, al fine di garantire l’istituzione di nuove borse di studio e la totale copertura di quelle già previste, la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici presenti sul territorio, la copertura di attività presentate dagli studenti e dalle loro associazioni come previsto dal DPR 567/96, nonché agevolazioni fiscali su materiale didattico e trasporti.
Per questi motivi condividono la battaglia dei tanti studenti che dallo scorso autunno lottano contro la privatizzazione della scuola pubblica voluta dal Governo Renzi e parteciperanno con una delegazione alla manifestazione regionale indetta dall’Unione degli Studenti per Giovedì 12 Marzo 2015 a Campobasso.