Riceviamo e pubblichiamo
La Termoli che non ti aspetti. Che non ha paura della politica urlata del ministro dell’interno e che rivendica dignità e diritti, che pratica solidarietà e antifascismo quotidiani. È questa la parte di città che ha presidiato per tutta la mattinata il noto lido termolese La Cala Sveva, prestatosi ad ospitare la parata del ministro dj. Inizia presto la giornata degli antifascisti locali, giustamente preoccupati per la presenza nella cittadina di un uomo che sta avendo una grossa responsabilità nella deriva culturale e politica italiana. Certo Salvini in questo è in buona compagnia di molti altri esponenti politici, che fino a ieri e l’altroieri hanno governato il Paese. Un Paese incattivito e rancoroso, egoista, impaurito, che l’uomo forte della Lega Nord sta coagulando attorno a sé … Già verso le nove (il comizio era previsto alle dieci) cominciano a spuntare i primi striscioni di protesta nella zona di pozzo dolce, mentre quelli esposti dalla Caritas locale campeggiano ormai dal pomeriggio precedente sull’istituto di piazza Bisceglie. Non c’è nessun presidio di protesta organizzato, ma dai commenti sui social e sui siti locali nei giorni passati si capisce che non tutti gli abitanti sono contenti di ospitare un uomo che sta investendo sulla paura dell’altro come elemento coagulante l’identità di un paese così frammentato da molti anni di crisi economica. Per questo, lentamente, sotto le mura del Castello Svevo arrivano prima alla spicciolata, poi più numerosi, diversi attivisti e altri cittadini determinati a mostrare il proprio dissenso, diritto che peraltro con l’approvazione del decreto sicurezza bis da parte del governo viene duramente compromesso e represso. È, di fatto, questa di Termoli la prima tappa del beach tour lanciato dal ministro della Lega Nord dopo l’ufficializzazione della crisi di governo. Infatti tra i manifestanti spunta anche qualche cinque stelle. Ma è lo spirito antifascista e in difesa dei diritti costituzionalmente sanciti quello che anima la voglia delle persone che spontaneamente si ritrovano sul muraglione del paese vecchio. “Una sola grande opera: casa, reddito, dignità”, “Termoli non si lega”, “Termoli aperta e solidale”, “Restiamo umani”, “La disumanità è legge, la resistenza è dovere”, queste alcune delle frasi che campeggiano sui cartelli, insieme ad altri più ironici “Dj set x set” (con riferimento allo scandalo dei 49 milioni di euro). Nonostante il sole cocente l’attesa del ministro non impensierisce i presenti, presi da ben altre preoccupazioni, come il rischio di sprofondare in una nuova forma di democrazia autoritaria e illiberale. Diverse sono le persone che si alternano nel presidio spontaneo, mentre spuntano altri striscioni: “La solidarietà non è reato”, recita uno e ”Resistere!”, un altro. Verso le dodici l’arrivo del ministro: tutt’altro che incredibile ressa quella dei suoi sostenitori ad accoglierlo. Ci si aspetterebbe che un esponente politico che ogni giorno inonda di sé tutti i media riempia le sue piazze di ben altri numeri: sono poche centinaia le persone che lo accolgono, tra le quali molti giornalisti ed esponenti locali del comitato in difesa del punto nascite, che vogliono spiegazioni dal ministro sulla disastrosa situazione sanitaria in Molise. Proprio intorno a quell’ora si aggiungono al presidio del muraglione altre attiviste ed attivisti, srotolando un enorme striscione dalle mura. “Termoli porto aperto. Restiamo umani” la scritta che splende sulle mura del paese vecchio insieme al simbolo antifa. Nel frattempo altri manifestanti nella parte bassa delle mura, sulla passeggiata, con altri striscioni e slogan. Dall’alto e dal basso del presidio, pugni alzati, si canta tutti assieme il canto della resistenza: “Una mattina, mi son svegliato, e ho trovato l’invasor. O partigiano portami via, o bella ciao ciao ciao”. Si avvicinano dalla spiaggia bagnanti solidali che si uniscono al coro.
È l’Italia migliore. Sono giovani e meno giovani, attivisti per la giustizia sociale e la libertà. Oggi come allora. Sono i nuovi “fiori del partigiano”, che rispuntano dove non te lo aspetti: a Termoli in una calda mattina di agosto, come faranno qualche ora più tardi a Peschici, dove ha sede la seconda tappa giornaliera del tour. È l’Italia che non si arrende e che, nonostante i tempi così bui, resiste!
(Nota a firma di alcune attiviste e attivisti che hanno partecipato al presidio spontaneo)