Secondo uno studio Cgil, i quarantenni di oggi che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e ricadono nel contributivo puro, con periodi di lavoro saltuario e scarsamente remunerato, magari,anche, part time rischiano di non andare in pensione prima dei 73 anni.
Il quadro “stando ai vincoli introdotti dalla Legge Fornero” prevede che nel 2035 per andare in pensione prima dei 70 anni, precisamente a 69, saranno necessari almeno 20 anni di contributi e una pensione di importo sopra gli attuali 687 euro.
Un futuro amaro è quello che attende le attuali giovani generazioni, nel 2035, chi va in pensione a 66 anni dovrà far valere 20 anni di anzianità per avere una pensione di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (circa 1282 euro valori 2019), per la pensione anticipata, invece, occorreranno 44 o 45 anni di contribuzione (rispettivamente se donna o uomo).
L’area più critica è quella delle carriere discontinue con orario ridotto, ad esempio, secondo le simulazioni del sindacato, chi ha iniziato a lavorare nel 1996 a 24 anni con un salario annuo di 10 mila euro e un part time se ha avuto un “anno di buco ogni tre lavorati” si ritroverà ad avere pensioni così basse da uscire solo a 73 anni.
L’allarme più drammatico riguarda giovani e lavori poveri, eclatante il caso di una colf di 34-35 anni, avviata al lavoro nel 2014,andrà in pensione nel 2057, a 73 anni, dopo 43 anni di lavoro, con un assegno di appena 265,49 euro.
Il problema è l’assenza di ogni tipo di meccanismo di integrazione, che al contributivo manca, mentre c’era nel sistema retributivo”.
Secondo la CGIL dovrebbero essere assicurati almeno mille euro a chi somma 66 anni di età e 42 di anzianità valorizzando a livello contributivo i periodo di stage, ricerca del lavoro e assistenza ai familiari.
La Cgil ha illustrato cinque punti su cui si concentrerà l’iniziativa del sindacato: Garantire ai giovani un lavoro vero per una pensione dignitosa; istituire una pensione contributiva di garanzia per permettere anche ai giovani e a tutti coloro che fanno lavori discontinui o con retribuzioni basse, di poter contare su una pensione dignitosa; rimuovere i vincoli attualmente previsti per accedere alla pensione nel sistema contributivo, che penalizzano i bassi salari e i lavori discontinui; superare l’attuale meccanismo legato all’aspettativa di vita, che condanna i giovani ad andare in pensione dopo i 70 anni, penalizzandoli anche nel calcolo della pensione; favorire l’adesione dei giovani alla previdenza complementare, parlare della prospettiva previdenziale dei giovani vuol dire parlare del futuro delle nuove generazioni, dei loro progetti di vita, delle loro certezze ,si discute, insomma, di scelte che oggi i ragazzi sono chiamati a fare, per costruirsi una vita che in tutte le sue fasi abbia elementi di sicurezza.
Alfredo Magnifico