Grano, sì al blocco dell’import , no allo sciopero della semina

Non sono d’accordo con “lo sciopero della semina”, l’ultimatum del Presidente della Cia, riportato dalla stampa che ha dato il giusto risalto alla giornata di mobilitazione della stessa organizzazione in tutte le sedi regionali. Sono d’accordo, però, con il resto del suo ragionamento.  E’ da due anni che parlo, con alcuni articoli, ai produttori di grano e alle loro organizzazioni di “sciopero”, non della semina, ma ” dell’acquisto dei prodotti che servono alla coltivazione del grano” e raccogliere quello che la terra dà.
Una “rivoluzione” seminare e non acquistare quello che più pesa sul bilancio di un raccolto. Questa volta, se ci sarà questo sciopero, a doversi preoccupare saranno i petrolieri e le multinazionali dei concimi, degli antiparassitari, dei pesticidi
Continuo a credere che vale la pena seminare, senza, però, essere schiavi dei fornitori. Seminare per produrre grano ancor più di qualità e, cogliere l’occasione di una rinuncia ai mezzi di produzione prima citati, per dare alla terra un po’ di respiro.
Un modo, anche, per avere voce all’interno della filiera, con gli altri soggetti, questa volta, preoccupati, mentre i coltivatori vivono una stagione di dovuto riposo, soprattutto dai maltrattamenti di politiche errate che continuano a pesare negativamente sul futuro dell’agricoltura, quella contadina in particolare. Pasquale Di Lena

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