Il confronto avviato con le istituzioni, le parti sociali, gli ordini professionali, le associazioni e i comitati sulla proposta di cambio della governance della Fondazione “Giovanni Paolo II” non è un confronto basato su invenzioni e chiacchiere, non è irrituale né poco istituzionale: arriva al termine di uno studio di fattibilità corredato da approfondimenti giuridici e amministrativi. Non è nostro costume agire senza avere contezza della fattibilità delle nostre proposte. Se abbiamo promosso un confronto pubblico sull’ipotesi di mutamento della governance della Fondazione, lo abbiamo fatto soltanto dopo averne preventivamente accertato la praticabilità.
E che lo sia, possibile e praticabile, e meglio ancora “ammissibile sotto il profilo giuridico”, lo sa bene anche chi in questi giorni ha mostrato non solo disappunto ma addirittura stupore per la nostra proposta, con un impegno evidentemente mirato a sbugiardare non certo noi, ma quanto noi abbiamo provato a costruire con i vertici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Abbiamo ricordato al Rettore Anelli i diversi incontri avuti nella fase di gestazione dell’ipotesi stessa: probabilmente – e ne facciamo ammenda – siamo stati troppo vaghi. Una ricostruzione più precisa sarà di supporto per tutti. Documenti e pareri agli atti aiuteranno il Rettore Anelli e il direttore amministrativo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Professor Marco Elefanti, e, prima di loro, noi, a ripercorrere passo passo le varie tappe della vicenda.
In data 1 marzo 2016, e prima ancora il 26 febbraio, come si evince da due mail il Professor Elefanti inviava all’indirizzo di posta elettronica del presidente della Regione Molise un parere legale relativo alla ipotesi di cambio della governance della Fondazione. L’invio faceva evidentemente seguito a quanto prospettato dal presidente Frattura, dal senatore Ruta e dall’onorevole Leva.
Il parere in questione, cioè il parere che l’Università Cattolica del Sacro Cuore chiede, riporta nelle conclusioni che l’acquisizione del controllo gestionale da parte della Regione Molise nella Fondazione è “ovviamente ammissibile sotto il profilo giuridico”. Chi è che parla o agisce “in modo irrituale e in sede non istituzionale”? Chi formula proposte senza accurata verifica della fattibilità tecnica, economica e giuridica? Come fanno i Professori Anelli ed Elefanti a sostenere che in tal senso nulla è stato presentato, quando proprio il Professor Elefanti ci ha inviato un parere legale?
Non a caso, alle osservazioni contenute nel parere noi facciamo seguire un approfondimento giuridico che supera le perplessità sollevate sulla eventuale conseguente trasformazione in un organismo di diritto pubblico della Fondazione con il cambio della governance, senza mettere in discussione né le finalità istituzionali, né i riferimenti etici e morali del Centro di Tappino.
Finalità, ci piace ricordarlo a noi stessi, che hanno a che fare con la salute dei cittadini molisani, con il loro diritto a cure di qualità. Non è nostra la volontà politica di contrastare lo sviluppo, fino a far cessare l’esperienza dell’istituzione no-profit che l’Università e la Fondazione rappresentano per il Molise: queste sono accuse pesanti e gravi ma totalmente infondate. Formalizzeremo la proposta, della quale siamo sempre più convinti, all’Università e alla Fondazione, solo se ci sarà un’ampia condivisione da parte delle istituzioni e del partenariato con i quali ci stiamo confrontando: noi lavoriamo così.
Paolo di Laura Frattura
Roberto Ruta
Danilo Leva