Di notte si dorme. Un’indagine della CGIA di Mestre fa emergere che in base ai dati Eurofound, solo il 13,1% degli italiani lavora tra le 22:00 e le 5:00 almeno una volta al mese. Gli uomini (16%) battono le donne (9,6%). Siamo tra gli ultimi in classifica in Europa, insieme a Lussemburgo, Cipro e Portogallo. La media europea è del 19,1%,la percentuale sale soprattutto grazie all’operosità notturna degli irlandesi (26,5%), estoni (25,3%) e finlandesi (25%). Un punteggio simile al nostro c’è in Germania (16,4%), ma anche in Gran Bretagna (21,7%), Spagna (21,9%) e Francia (22,5%).I lavori che prevedono dei turni notturni sono diversi: dalle forze armate, al personale sanitario e ai giornalisti. Oppure ai taxisti, agli autotrasportatori o ai panettieri. A parte questi impieghi, la causa di questo basso punteggio non è la pigrizia ma la dimensione delle aziende italiane. Circa il 98% delle nostre imprese ha meno di venti addetti. Una percentuale che oscilla tra lo 0,1 e lo 0,3 è rappresentativa delle grandi aziende. Nel manifatturiero solo nelle medie e grandi imprese è possibile organizzare l’attività produttiva a ciclo continuo. Nelle micro imprese è molto più difficile, non bisogna trascurare gli effetti sulla salute: chi lavora di notte con continuità è più predisposto a malattie cardiovascolari e neoplastiche. Recuperiamo su un altro fronte: l’occupazione nel fine settimana. Il 58% degli italiani lavora nel weekend almeno una volta al mese. La media europea è del 53,7%. I vincitori della classifica sono i greci (65,3%). «Siamo un paese ad altissima vocazione turistica, dalle grandi città ai piccoli borghi. Un fattore che incrementa l’apertura di molte attività commerciali anche nel fine settimana».
Alfredo Magnifico
Gli italiani lavorano poco di notte
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