“Gli esami non finiscono mai”, questo è il titolo di una commedia del grande Eduardo De Filippo che si potrebbe adattare alla prova che dovranno riaffrontare se ricandidati o affrontare se candidati per la prima volta chi vuole aspirare alla carica di amministratore della Regione Molise. Una competizione che a breve, anche se, di fatto, è scattata da tempo, leggasi anche prossimo referendum, farà scattare il semaforo verde che vedrà i Molisani scegliere fra un anno circa chi dovrà essere al timone di questa nave che procede alquanto a rilento. Una scelta non facile da fare specialmente se si pensa che questa legislatura è stata alquanto “contestata” sotto tutti i punti di vista. Una scelta ardua, difficile, tenuto conto che la tornata elettorale favorirà quasi sicuramente l’esodo degli elettori che, stanchi delle continue boutade della politica, preferiranno la classicissima gita fuori porta, al posto di estenuanti file per apporre la crocetta sui simboli riportati sulle schede sia referendarie che elettorali.
Le quali, ancora una volta metteranno in imbarazzo gli elettori, non perché indecisi se veramente vale la pena rimettere su i rottami di questo carro dei Tespi. Un carro e non un carroccio, tanto per non creare confusione, non ce ne voglia nessuno, specialmente chi ha scelto la politica come una missione, sul cui “telaio” sono stati montate strutture che poco reggono. Una scelta sotto certi aspetti enigmatica perché chi si candida spesso e volentieri cambia faccia ed atteggiamenti una volta assisi sugli scranni del potere, ma questo è tutto un altro discorso. Un discorso che, tuttavia, induce ad aprire il capitolo dedicato agli schieramenti che si daranno battaglia. Compagini che come le scuderie del grande circo della formula uno, si sono preparati da tempo per mettere in pista “bolidi” e “piloti” in modo da guadagnarsi la fatidica pool-position pur arrivare primi alla competizione.
Ecco il perché gli aspiranti candidati hanno iniziato una specie di danza che non esitiamo a definire “melliflua” pur di accattivarsi le simpatie degli elettori che sono sempre più confusi, sempre più disorientati. Una sorta di labirinto dove è molto difficile trovare l’uscita. Un dedalo di cose che, sotto l’egida delle formule matematiche, crea confusione finanche all’interno degli stessi schieramenti politici, specialmente quando non si vedono soddisfatte certe richieste in nome di un ideale; quali saranno poi questi ideali, lo si deve ancora capire. Ideali o non ideali che creano ancora più sconcerto, ma questo poco interessa al parterre politico, tant’è che le congetture non sono tardate a circolare. Un esercito di personaggi che hanno iniziato a lanciare i messaggi pur di essere scelti dall’elettore. Nomi che ancora una volta con l’affabilità e il sorriso d’uopo, permetteranno, almeno credono, di affrontare il futuro nel modo più positivo, dando in questo modo avvio al circo mediatico di cui la politica si serve e si nutre. Un luogo dove le acrobazie non mancano e dove le attrazioni mostrano il trasformismo di cui si deve essere in possesso se si vuol accedere agli ambienti che contano. Un “agorà” che affascina, ammalia, attrae.
Tre cose che inequivocabilmente, portano a disattendere la maggior parte delle volte, questo è il lato deleterio della politica, le promesse fatte e mai mantenute. A questo punto però consentiteci di porre a chi si appresta a scendere in campo, anche se mancano molti mesi, alcune domande. Siete veramente sicuri di poterci rappresentare? Siete sicuri di dare corpo alle nostre esigenze? Siete sicuri di assurgere al ruolo di paladino in nome di un idea? Siete sicuri di portare avanti il mandato che vi sarà affidato? Aspettiamo risposte. Siate, onesti, chiari e precisi, perché i cittadini sono stanchi di assistere in qualità di spettatori inermi all’eterno gioco delle parti. Un gioco dove la maggior parte delle volte il copione è gia scritto, per giunta con la regia fuori dai confini regionali. Un copione noioso, vecchio. Un copione recitato su di un palcoscenico le cui tavole scricchiolano. Un copione che, invece, dovrebbe essere approvato e scritto dall’elettore, dove i dubbi, le perplessità e i timori lasciano spazio unicamente alle certezze di cui visto i tempi che corrono, si ha sempre più bisogno.
Massimo Dalla Torre