Mercoledì 5 marzo 2014 la commissione giuridica ha approvato le linee guida per la revisione degli elenchi dell’Ordine, su mandato del Consiglio nazionale. Dopo alcuni mesi di dibattito, studi e confronti, abbiamo approvato all’unanimità, in collaborazione con i colleghi della commissione ricorsi e l’esecutivo, un documento girato a tutti i consiglieri nazionali per la prossima seduta consiliare. Un atto significativo, dunque, dal quale potranno trarne spunto soprattutto gli ordini regionali, su di una materia ostica e antipatica, quale appunto la revisione degli elenchi (professionisti e pubblicisti).
Operazione spinosa, specie perché richiede pazienza, tempo, soldi e un’istruttoria lunga. A tal riguardo abbiamo tentato di semplificare l’iter specie per gli Ordini con pochi spiccioli, senza o con ridotto personale e già in affanno per la formazione. Sintetizzando, si è deciso di avviare una revisione per i morosi cronici (si parte con coloro che sono in arretrato con le quote a partire da 2 anni), ma abbiamo indicato che si possa partire con coloro che a breve compiranno i 15 anni di iscrizione, ossia con gli iscritti al 13° e 14° anno. Restano fuori i cassa integrati, i disoccupati e tutti coloro che non possono esercitare la professione (previsione legale). Forme di tutela e garanzia sono state indicate per coloro che non riescono a documentare redditi giornalistici ma che hanno vertenze aperte, ma che comunque abbiano una posizione previdenziale corretta e che stiano frequentando i corsi formativi. Ovviamente faranno fede contratti, buste paga, volume iva, cud e dichiarazioni aziendali e del direttore. Importante è la tempistica: abbiamo pensato di dare un lasso di tempo di 3 mesi al giornalista al fine di dargli la possibilità non nell’immediatezza, di acquisire la documentazione necessaria. Ultimo tassello è il reddito. La Commissione ha inteso lasciare ampio margine agli Ordini regionali per fissare eventualmente dei paletti che la legge non prevede. Per questo motivo è demandata ai regionali, che conoscono bene il territorio, ogni sorta di valutazione saggia e prudente. Cosa del resto già praticata per le iscrizioni nei pubblicisti. Qualora ci siano dei colleghi che vogliano proporre emendamenti al testo, sono liberi di spedirmi le loro argomentazioni.
Sempre a proposito di albo e revisioni, saluto con soddisfazione l’inserimento della trattazione in questione tra i punti all’odg dell’Ordine del Molise, avendone trovato notizia nel nuovo sito, piuttosto completo e decisamente migliore del precedente. Dello stesso parere non posso essere su quello dell’assostampa molise, dove risulto insieme a Stefano Manocchio, Massimo De Grande ed altri, forte di cariche sindacali, con tanto di casella elettronica e foto. Cariche che non ricopro da almeno due anni ed iscrizione non rinnovata da almeno un biennio!!! Peccato che chi faccia le pulci agli altri, poi non badi a quanto accada in casa propria. Mi auguro che con questa forma delicata di disappunto, si voglia aggiornare la vetrina di un portale, non solo non rispondente alla realtà, ma fuorviante per chi legge e per chi da tempo si è allontanato da tale associazione. A proposito di revisioni e di norme, sto ancora aspettando la proposta di legge regionale, targata Frattura e compagni, sul sostegno all’editoria. Se non erro, con dichiarazioni ufficiali, si era inteso annunciarla per fine febbraio o primi di marzo. Ma evidentemente denunciare il collega Giovanni Minicozzi e presumibilmente il direttore di Telemolise Manuela Petescia (per omesso controllo), hanno avuto la precedenza nell’actio legis. Ai colleghi, la mia solidarietà, il mio disappunto per quello che può servire e il mio monito ad andare avanti nelle sedi competenti, certi della loro buona fede e del rispetto dei principi deontologici che a mio avviso non mi paiono violati nel servizio andato in onda (oggetto della querela). Ovviamente il mio resta un giudizio di parte, un giudizio che conta poco, ma credo sia pur sempre un segnale di chi sa bene cosa voglia dire essere denunciato dal presidente della Regione, in una terra piccola e litigiosa come il Molise. Realtà, la nostra, dove è sempre più difficile fare informazione e terra dove chi è in odore o aspira al Corecom, ben si guarda dall’uscire dal guscio. Pertanto, sempre se le mie informazioni sono corrette (ma chiedo scusa se sbaglio), non essendoci una legge per l’editoria, perché allora non pagare gli editori della carta stampata la rimanenza della quota 2013 in base alla legge regionale tuttora vigente? Negli anni precedenti, le somme erano elargite verso febbraio, l’anno scorso furono sanate le spettanze a maggio, quest’anno ci sono tali somme? Si possono avere delle risposte a questi dubbi?
La presente è condivisa e sottoscritta dal collega consigliere nazionale Cosimo Santimone.
Dott. Vincenzo Cimino
Consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti
Vice presidente commissione giuridica