A gennaio l’istituzione di una commissione per la conciliazione lavoro-famiglia presso il Ministero del Lavoro, ad annunciarlo la Consigliera di Parità della Regione Molise Giuditta Lembo. Misure a favore dell’occupazione femminile, per l’uguaglianza retributiva , la conciliazione della vita familiare e lavoro sono stati presentati alla conferenza stampa tenutasi nella sede del Ministero del lavoro dal Ministro Enrico Giovannini che, insieme al Viceministro con delega alle Pari Opportunità, Maria Cecilia Guerra, ha illustrato i progetti e le iniziative che il Ministero conta di lanciare nel 2014, anno europeo per la conciliazione famiglia-lavoro.
La discriminazione salariale di genere, come ormai tutti sappiamo- afferma la Consigliera Lembo- consiste nella differenza tra la retribuzione di uomini e donne, basata sulla differenza media della retribuzione lorda oraria (al lordo di tassazione e contribuzione per il/la lavoratore/lavoratrice). Nell’UE il divario retributivo medio tra donne e uomini è del 16%. Una differenza che porta con se effetti discriminatori e che, si ripercuote anche nel lungo periodo, portando le lavoratrice, a parità di lavoro, a percepire trattamenti pensionistici più bassi di quelli degli uomini. Ciò solo per puro calcolalo matematico: una retribuzione oraria inferiore e, minor ore di lavoro (soprattutto se si considera che, molto spesso, le donne subiscono interruzioni di carriera o, convertono il lavoro in part-time per seguire la famiglia), portano ad una pensione più bassa rispetto agli uomini e, di conseguenza, tra gli anziani vi sono più donne in stato di povertà rispetto agli uomini. La Nostra Costituzione (che nonostante tutto, continua ad essere l’unico baluardo di difesa dei diritti sociali e civili), all’art. 37, sancisce espressamente che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”. Ma nonostante ciò, ancora oggi, le donne si ritrovano ad essere discriminate.
Alla luce di quanto constatato,il Ministro Giovannini ha anche sottolineato una ulteriore penalizzazione a discapito delle donne determinata dalla crisi in atto, e soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno. Perla quale risulta certamente importante introdurre nuove norme di tutela ma anche dare concreta attuazione a quelle già esistenti, attraverso azioni che siano in grado di cambiare l’approccio culturale con cui le aziende, ma anche i singoli, guardano a questo tema. Il Ministro, inoltre, ha fatto il punto sulla situazione sugli incentivi che sono stati avviati nei mesi scorsi: 6500 donne assunte grazie alle previsioni in favore di donne e over 50 della Legge 92/2012, di cui 2.000 a tempo indeterminato e 4.500 solo nel Mezzogiorno; 18.000 domande pervenute all’INPS a seguito degli incentivi all’occupazione giovanile, di cui il 38% ha riguardato donne (7.000 domande per assunzioni a tempo indeterminato di giovani donne fino a 29 anni, di cui 2700 solo nel Mezzogiorno). Importante –prosegue la Lembo- l’istituzione della Commissione sulla conciliazione lavoro-famiglia la cui attività sarà finalizzata a una ricognizione dello stato dell’arte e ad individuare le azioni che potranno essere messe in atto, distinguendo quelle attuabili a titolo non oneroso da quelle per le quali sarà invece necessario sostenere costi. I lavori della commissione saranno svolti grazie alla collaborazione fra il Ministero del Lavoro, il Dipartimento Pari Opportunità, il Dipartimento della Famiglia e la Rete delle Consigliere di Parità. Il coinvolgimento delle Consigliere di Parità da parte del Ministro Giovannini e del vice-Ministro Guerra conferma l’importanza e l’indispensabile competenza riconosciuta alla Consigliera di Parità che con la propria attività quotidiana e le numerose azioni messe in campo testimoniano l’impegno profuso costantemente in questa direzione: l’attività di contrasto contro ogni forma di discriminazione tra cui quella salariale di genere, infatti, può risultare attività tanto più incisiva quanto più numerose sono le informazioni sui fattori che possono determinarla e, soprattutto, sui soggetti a cui le lavoratrici possono rivolgersi per ottenere tutela e allora mi chiedo come si può da un lato valorizzare il ruolo delle Consigliere di Parità ,riconoscerne le competenze e dall’altro mortificarle con entità di risorse tali da non consentire il pieno svolgimento di quelle stesse attività riconosciutele nel decreto di nomina e perfino pubblicamente dallo stesso Ministro e vice-Ministro in conferenza stampa anche in presenza alla stessa della Consigliera nazionale di Parità? Personalmente – conclude la Consigliera Lembo – non ho mai rapportato il mio impegno lavorativo all’entità di indennità riconosciute allo stesso,anzi,ho dato rilevanza al ruolo istituzionale e di pubblico ufficiale conferitomi dal decreto ministeriale e ho svolto i miei impegni con alto senso del dovere come compete a chiunque ricopra un incarico di responsabilità.