“Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno riportato l’attenzione su un tema molto caldo per la nostra regione e non solo, l’immigrazione. I dati forniti dal Viminale sono chiari: 1.208 immigrati accolti in Molise, quasi 35 ogni 10 mila abitanti, dato più alto tra tutte le Regioni della penisola italiana, il triplo rispetto ai 596 che la Regione avrebbe potuto e dovuto ospitare.
Numeri che dimostrano come ancora una volta il nostro territorio si sia messo a disposizione per ospitare popolazioni fuggite dai loro paesi, dalle difficoltà, dalle guerre interne fratricide, dalla fame perché, come ha ricordato a tutti Papa Francesco, “bisogna dare solidarietà agli immigrati”, ma è giunta l’ora di sollecitare una maggiore cooperazione sia a livello nazionale sia a livello europeo.
Da tempo in Molise il fenomeno dell’immigrazione è in costante e continua crescita, connotandosi come uno degli aspetti sociali più importanti a livello regionale, rendendo di fatto necessario un intervento normativo in materia. Per queste ragioni avevamo presentato in Consiglio regionale, dove giace oramai da più di un anno, la proposta di legge “Disposizioni per la tutela dei diritti dei cittadini stranieri immigrati presenti nella Regione Molise”, che intendeva affrontare il tema dell’immigrazione in Molise, garantendo sia pari opportunità nelle modalità di accesso ai servizi sia valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato, nella salvaguardia della nostra popolazione regionale.
Alcuni degli obiettivi di quella proposta sarebbero potuti essere utili per affrontare le criticità del contesto attuale: promuovere l’accoglienza e l’effettiva integrazione sociale, favorire l’inserimento sociale dei cittadini stranieri immigrati attraverso l’osservazione del fenomeno migratorio, sostenere percorsi di assistenza e di tutela nei confronti dei minori stranieri accompagnati, promuovere interventi di cooperazione internazionale nei paesi di origine, come anche la realizzazione ed il consolidamento di centri interculturali, intesi come luoghi di mediazione e di confronto tra culture.
Strumenti potenzialmente utili a combattere quello che da più parti è avvertito come un profondo disagio sociale, iniziative vittime del consolidato modus operandi del Governo regionale di mettere da parte e non prendere in considerazione qualsiasi proposta proveniente dalla minoranza del Consiglio regionale.
Perché la nostra proposta non è mai stata presa in considerazione? Perché il Governo regionale non ha ritenuto di colmare questo vuoto normativo discutendo la nostra iniziativa legislativa, riguardo un tema che in questo contesto storico-politico assume un ruolo di notevole rilievo? Perché dobbiamo scontare un costante ritardo rispetto a quelle regioni che hanno provveduto a normare questo fenomeno, come ad esempio Emilia Romagna, Liguria, Lazio e Campania?
Ci hanno fatto riflettere anche le dichiarazioni degli esponenti dell’Esecutivo regionale che dopo essersi spesi in termini positivi per lo Sprar, dopo avere sollecitato i comuni a un’accoglienza solidale, hanno invitato le Istituzioni nazionali a rivedere l’invio di immigrati in Molise, a condividere le scelte con i Comuni. Non era il caso di far sentire la propria voce e le proprie istanze precedentemente? Di valutare prioritariamente i criteri dell’accoglienza? Ci auguriamo che la riunione del 18 giugno convocata dal Prefetto di Campobasso delinei un quadro esaustivo sulla questione, così da evitare ulteriori problemi.
Da sempre il popolo molisano ha mostrato un’inclinazione sia all’accoglienza sia all’integrazione, probabilmente perché la nostra storia ci insegna che siamo stati anche noi un popolo di migranti, che ha dovuto lasciare il proprio territorio per costruirsi una vita e un futuro. D’altro canto però ci rendiamo conto di come il Molise abbia dato tanto, forse troppo rispetto alle proprie potenzialità, soprattutto in considerazione di quelle regioni, con più voce in capitolo della nostra, che gridano forte il loro “NO”, accentuando in maniera più netta la profonda divisione tra Nord e Sud.
In un momento storico in cui, di fatto, l’Italia si trova da sola a fronteggiare il problema dell’immigrazione, sarebbe necessaria una coesione interna più forte, soprattutto alla luce di un panorama europeo dove Francia, Austria e Svizzera chiudono le porte agli immigrati che tentano di entrare nei loro confini intimando all’Italia di farsi carico di queste persone. E l’impegno preso di gestire a livello europeo il problema dell’immigrazione? E il superamento del muro di Dublino, ossia della ricollocazione in tutta Europa di quelli che hanno diritto all’asilo, previsto dall’agenda Juncker?
Una situazione che rischia ulteriormente di aggravarsi visto l’atteggiamento dell’Unione Europea che pare intenzionata a rimandare a settembre ogni decisione sulla proposta della Commissione Ue di redistribuzione obbligatoria di 40 mila richiedenti asilo da Italia (24 mila) e Grecia (16 mila) agli altri paesi europei. Dopo le evidenti carenze mostrate nel corso degli ultimi mesi dall’operazione Triton, che diversi rappresentanti del Consiglio d’Europa, politici e varie organizzazioni hanno definito inadeguata, un altro duro colpo per l’Italia, ostaggio dello “Stato di primo approdo” che di fatto ci obbliga alla prima accoglienza degli immigrati sbarcati sulle nostre coste e ci attribuisce la competenza per l’esame della domanda di asilo.
Quanto a lungo potrà andare avanti questa situazione?”.