Il reddito minimo di cittadinanza è un tema che, specialmente con l’acuirsi della crisi economica, sta trovando ampio spazio sui giornali di questi giorni. Le proposte sono varie, da quelle dei pentastellati a quelle della minoranza del PD, e tutte miranti all’istituzione di un reddito minimo per coloro, disoccupati o inoccupati, che si trovino ad affrontare una situazione di difficoltà. Si tratterebbe di una vera e propria misura di assistenzialismo che non trova però la convergenza di tutte le forze politiche e non solo. È notizia di oggi, infatti, che anche l’Arcivescovo della diocesi di Campobasso, Monsignor Bregantini, in audizione alla Camera per conto della Cei, abbia espresso perplessità su questo genere di intervento, propendendo per misure di carattere diverso.
Il Portavoce Regionale Di Sandro commenta così. ” Fratelli d’Italia – AN ha più volte manifestato la propria vicinanza, anche con concrete proposte di modifica all’impianto del famigerato “jobs act” di Renzi, ai cittadini che, in questa particolare congiuntura economica, si trovano alle prese con il gravoso problema della disoccupazione e della ricerca di una fonte di reddito. I dati che emergono, nonostante gli annunci molto fumosi dell’esecutivo, sono drammatici; un tasso di disoccupazione complessivo tra i puù alti d’Europa, un giovane su due disoccupato, una staffetta generazionale interrotta e, di conseguenza, un PIL che stenta ad agganciarsi alla ripresa internazionale.
Il governo è senz’altro chiamato ad intervenire, per restituire slancio alla nostra economia e stimolare la domanda interna ed i consumi, ma la risposta non può essere quella dell’assistenzialismo fine a se stesso. Il reddito minimo, come peraltro ha fatto notare anche Monsignor Bregantini in audizione alla Camera, non costituisce una risposta seria al problema. Chi oggi è in difficoltà, specialmente i giovani in cerca di prima occupazione, non ha bisogno di elemosina da parte dello stato, ha bisogno, per riprendere le parole di Papa Francesco, di dignità che può venire solo dal lavoro.
Anche nella nostra Regione la tematica del reddito minimo sembra, infatti, dominare le cronache, ma, a giudicare dalle risorse destinate in bilancio e dalle immense difficoltà del territorio (disoccupazione record tra le regioni italiane) non possiamo che interpretarle come un mero spot di natura pubblicitaria a spese – a fondo perduto – dei contribuenti molisani.
Allora provocatoriamente pongo un quesito: se ci sono, come affermano i sostenitori del reddito minimo, le risorse per finanziare questa misura non sarebbe più opportuno impiegarle per rilanciare l’occupazione con sgravi contributivi e fiscali, assistenza alle assunzioni, miglioramento della rete territoriale del collocamento, voucher lavorativi e sostegno alle piccole e medie imprese? Non sarebbe forse più dignitoso restituire ai nostri cittadini l’impegno sociale di contribuire, con le proprie forze, allo sviluppo dell’intero Paese e, per questo, di avere il riconoscimento economico dello stipendio? Non possiamo impegnarci per trattenere sul territorio le menti migliori, invogliarle a lavorare per la crescita del territorio e creare così le condizioni per un reale sviluppo? Non può il Governo Renzi, quello amico delle banche, spingere affinché ci sia più elasticità nel sostegno all’auto imprenditorialità, o nella concessione di prestiti e mutui?
Fratelli d’Italia – AN è un partito che vive sul territorio, che costantemente affronta la drammaticità della situazione socio economica, che spesso si è battuto per il sostegno alle fasce sociali più deboli e contro le discriminazioni (specie quelle verso i cittadini italiani) ma non possiamo credere che la risposta a queste difficoltà sia disperdere ulteriori risorse pubbliche con misure straordinarie di assistenza fine a se stessa. Solo con il lavoro, l’impegno e lo sforzo di tutti si può rilanciare la macchina produttiva, il resto sono slogan momentanei che finiranno per pesare ulteriormente sulle spalle dei contribuenti”.