Generano forti perplessità le dichiarazioni del Presidente della Regione Molise riguardo alle modalità di trasformazione del POS 2015/2018 per il rientro dal disavanzo sanitario in legge dello Stato. L’aver più volte sottolineato che la volontà di cristallizzarlo in una legge sia maturata nelle segrete stanze del Governo Regionale per essere, poi, accolta e condivisa dal Governo Nazionale, determina una questione democratica e costituzionale nel nostro territorio.
Se è vero che il POS in parola è stato “blindato” per evitare le continue obiezioni dei cittadini avanzate per mezzo di Associazioni, Organizzazioni Sindacali, Forum e Comitati – e validate dal TAR Molise – è, conseguentemente, lecito pensare che la politica regionale abbia smarrito il senso del proprio ruolo di rappresentanza della comunità; della nostra comunità! Molte sono state le volte in cui la FP CGIL Molise ha invitato il Governo Regionale ad un confronto sulla scelta delle politiche sanitarie più corrispondenti alle caratteristiche del territorio ed in linea con la tutela del principio universalistico, ma senza avere alcun riscontro. La FP CGIL Molise ha più volte dichiarato di condividere il principio di portare l’assistenza sanitaria dall’ospedale al territorio, il medico dal paziente evidenziando, però, che le modalità in cui questo processo viene attuato sono fondamentali, imprescindibili, per poter garantire l’accesso universalistico ai servizi sanitari e l’efficienza delle cure mediche anche, e soprattutto, nella fase della prevenzione; la tutela degli operatori sanitari in gran numero precari; la giusta compresenza di strutture sanitarie pubbliche e private accreditate; l’efficiente conversione delle strutture già esistenti. E su queste modalità, le parti sociali andavano ascoltate già dal momento della stesura del POS. Il Governo Regionale avrebbe dovuto rispondere alle richieste di mettere in campo una azione di confronto con le parti sociali per garantire una condivisa attuazione della riorganizzazione sanitaria. E, invece, ha preferito prima “chiudersi a riccio” e poi delegare le ascritte competenze sanitarie. E, di certo, non è possibile giustificare la bontà dell’operato dichiarando che in questi giorni il Tavolo Ministeriale ha validato i conti economici sanitari molisani – che gravano sui Molisani con un mutuo trentennale -, perché “avere i conti a posto” non è garanzia di equità delle cure. E’, quindi, evidente che la politica sanitaria intrapresa nella nostra Regione abbia aperto una questione di rappresentatività del territorio, oltre che di costituzionalità. Riguardo a quest’ultimo aspetto erroneamente il Presidente della Regione richiama a supporto della bontà della conversione in legge del POS Molise l’Ordinanza della Corte Costituzionale avente ad oggetto la conversione del POS Abruzzo – Ordinanza n. 173/2013 – in quanto, in quel caso, la Corte non ha esaminato nel merito, nella sostanza, la questione di legittimità costituzionale ma si è “limitata” a riscontrare delle irregolarità processuali. E ancora, come già più volte ribadito dalla FP CGIL Molise, la politica sanitaria posta in essere sul territorio regionale apre una questione di legalità in merito al soggetto erogatore dei servizi socio-sanitari. La scrivente sigla sindacale in più occasioni ha evidenziato che le previsioni del POS alterano i principi della legislazione sanitaria nazionale riguardo alla compresenza nella rete sanitaria dell’erogatore pubblico e privato accreditato; compresenza basata dalla legge sulla funzione integrativa, e non sostitutiva, di quest’ultimo in favore del primo. E invece in Molise, tra l’altro, accade che il Direttore di una struttura sanitaria accreditata – non a caso dopo la conversione del PO in legge – rilasci dichiarazioni in merito al c.detto accordo “Cardarelli-Cattolica”: accordo di cui i Molisani fino ad oggi invano hanno tentato di conoscerne i contenuti e di cui la FP CGIL Molise ha più volte richiesto copia, ma senza alcun riscontro. Ed è quindi più che lecito che nascano delle perplessità anche in merito alle sorti dell’Ospedale Cardarelli – che pare siano determinate dalla irrimediabile fatiscenza dello stabile –, tanto più dopo aver appreso che nella vicina Regione Abruzzo si procederà alla costruzione di un ospedale pubblico che erogherà servizi sanitari anche per il Basso Molise. E’ evidente che il Governo Regionale ha posto in essere una azione di resa riguardo alle scelte politiche e amministrative della Sanità Regionale, e questo non può non incidere anche sul perdurare della gestione commissariale: ora che il POS non riveste più il carattere di documento amministrativo “straordinario” – attuabile mediante l’adozione di Decreti Commissariali calati dall’alto – ma di legge “ordinaria” dello Stato, non è fuori luogo ipotizzare che la riorganizzazione sanitaria possa tornare nel naturale alveo della gestione politica e amministrativa regionale consentendo, in tal modo, al Consiglio Regionale e alla Dirigenza Amministrativa di riappropriarsi delle competenze e funzioni congelate da ben dieci anni. Tante, troppe, sono le scelte politiche che scuotono il SSR e che mettono fortemente in discussione i pilastri del Servizio Sanitario Pubblico nella nostra Regione; ossia prevenzione, cura e riabilitazione. Per questo, la FP CGIL Molise ritiene, ormai, necessario e improrogabile riaprire una campagna di sensibilizzazione sul territorio e portare la “Questione Sanitaria Molisana” all’attenzione del Presidente della Repubblica in qualità di soggetto Istituzionale garante dell’attuazione della Costituzione.
FP CGIL: troppe le scelte politiche che mettono fortemente in discussione i pilastri del Servizio Sanitario Pubblico nella nostra Regione
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