“E’ paradossale che in pieno terzo millennio la Regione Molise sia ancora ferma al palo per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione di una formazione professionale di qualità sul territorio”. Lo afferma Alfredo D’Ambrosio, ex senatore della Repubblica, anima di un nuovo progetto politico che parte dal nazionale per ramificarsi in Molise e nel resto del Centro-Sud, dopo l’appello lanciato all’assessore al ramo, Michele Petraroia, da 11 enti di formazione accreditati e operanti da tempo in Molise. Nel documento veniva illustrata un’analisi delle criticità del sistema attuale ed evidenziate nuove proposte per il cambiamento della formazione professionale regionale. A tal proposito D’Ambrosio, che in passato è stato assessore regionale delegato anche alla Formazione, non ha potuto esimersi dal rilevare alcune gravi carenze del settore.
“E’ paradossale – dichiara l’ex parlamentare – che la Regione, anziché prendere l’iniziativa, aspetti gli input provenienti dall’esterno. Segno evidente che manca una programmazione dello sviluppo del territorio, sul quale la Regione dovrebbe effettuare una ricognizione concreta e capillare di quali sono le esigenze occupazionali e di cosa esiste già a livello di offerta. Poi, una volta capito di cosa hanno bisogno le imprese e il mondo del lavoro, la Regione dovrebbe di conseguenza organizzare corsi compatibili con le attività richieste dal mercato. Oggi invece, accade che la Regione non ha una sua programmazione in ordine ai corsi da effettuarsi, dunque gli enti – senza le dovute indicazioni – non sono messi in condizione di restare sul mercato. Inoltre, a livello amministrativo, va rilevato che l’unico cambiamento introdotto da anni a questa parte riguarda solo le nuove norme per l’accreditamento degli enti di formazione. Sembra incredibile ma in pratica, ancora adesso, si tengono ancora corsi per parrucchieri ed estetisti, quando tali attività dovrebbero essere soltanto di natura complementare. Gli enti insomma – insiste D’Ambrosio – dovrebbero formare i giovani dando loro la possibilità di rimanere nella propria terra, praticando un modello formativo pensato come servizio appunto per i giovani e le imprese locali e diversificando le attività a seconda delle esigenze di mercato. Una formazione professionale volta ad acquisire competenze che si è poi costretti a esportare fuori regione non ha più alcun senso, se non quello di fungere da incubatore di voti, favorendo assistenzialismo e clientele a beneficio esclusivo di qualcuno che ritiene di rappresentare il nuovo, ma che porta avanti rigorosamente idee superate”.
La Regione, in pratica, prima di organizzare “corsi troppo spesso inutili – sottolinea D’Ambrosio – dovrebbe capire di cosa c’è davvero bisogno e quali sono le opportunità che permettono di lavorare in modo concreto e duraturo sul territorio. Tante sono le cose che, a distanza di anni, sono rimaste senza risposta, nonostante troverebbero ancora oggi applicazione pratica. Penso, per esempio, alla proposta di legge che fu presentata a suo tempo, finalizzata a far confluire presso la Finmolise tutti i fondi disponibili per la formazione professionale, in modo tale da consentire agli enti di formazione di non essere costretti a rivolgersi alle banche, pagando interessi altissimi. Una proposta – conclude l’ex senatore – che a suo tempo non fu accettata da chi oggi si erge a paladino del settore e a profondo conoscitore della materia. Con risultati lontani da criteri di trasparenza e leale competizione, mirati a promuovere qualità, stabilità e regolarità del lavoro”.
Alfredo D’Ambrosio