Forse quello che scriverò farà storcere il naso a più di qualcuno, ma è quello che penso e quindi come sempre lo scrivo. Ritengo che fino a quando ci sarà una giornata contro la violenza sulle donne, l’uomo non sarà degno di questo nome. Ma la cosa che più mi irrita è che si parla del problema solo in questa celebrazione, per poi lasciarlo svanire come neve al sole. Devo dire che la stessa cosa accade con le giornale in memoria delle vittime della criminalità organizzata: si ricordano in una commemorazione e poi l’oblio. Lo stesso trattamento per le vittime del terrorismo, per le morti sul lavoro, per le violenze sui bambini e così via. Sembra un alibi creato per ripulire la coscienza che vale per l’uomo, per le istituzioni che non sensibilizzano, per i mariti violenti. Sono fermamente convinto che non si possa e non si debba parlare di questo dramma un giorno all’anno o poco più. Noi come associazioni sul territorio e le istituzioni come organi preposti, devono scendere sul campo concretamente ed in modo efficace, creare una cultura della convivenza e della non-violenza nelle famiglie e nelle scuole, fin da quando si è bambini, proprio come si fa per le le vittime di mafia e del terrorismo. Insegniamo ai nostri figli ad essere nel futuro dei bravi mariti e degli uomini con la “U” maiuscola. Dobbiamo far comprendere loro che un uomo che picchia o uccide un donna è un abietto. E non lo è un giorno all’anno ma sempre.
(Vincenzo Musacchio – Scuola della Legalità “Don Peppe Diana”)