Dal palco della Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia, ho avuto l’onore e il piacere del primo intervento nella plenaria conclusiva delle Donne Democratiche.
Chiamata ad esprimere la posizione femminile su autonomia differenziata, premierato e istituti di rappresentanza paritaria, ho rilanciato la necessità di osteggiare con tutte le nostre forze la legge Calderoli, continuando fino alla fine la grande mobilitazione per il referendum. Avendo, al contempo, la consapevolezza che il presidenzialismo è retto dalla stessa concezione divisiva e penalizzante per il Mezzogiorno, per le aree interne e per le donne. Una visione, quella dei partiti del centrodestra al governo, che amplifica la crisi democratica e continua a negare ogni opportunità alla rappresentanza di genere, destrutturando ancor di più l’equilibrio dei poteri fra donne e uomini.
Da qui, il nostro massimo impegno per una nuova e più incisiva stagione del protagonismo femminile, che oltre i buoni propositi ci porti, finalmente, a rivestire ruoli di responsabilità e di governo lì dove si compiono le scelte che incidono sul futuro della nostra Nazione e del nostro partito.
Perché le disuguaglianze sono ancora enormi e c’è bisogno di tutta la nostra energia, la nostra determinazione, il nostro buon senso per costruire una società più giusta, più equa, più competitiva, migliore. Soprattutto, per invertire la rotta.
I dati Istat sono impietosi. Il 28,8% dei bambini e dei ragazzi sotto i 16 anni è già a rischio povertà e vede la sua massima incidenza nel Mezzogiorno con il 46,6%, contro il 18,3 nel Nord. Il tempo pieno a scuola – che tanto influisce sul lavoro delle mamme – va dal 54% del Lazio al 7% del Molise, con il Sud Italia fermo sotto il 30%. Ancora peggio per gli asili nido: su 24 posti per 100 bambini offerti a livello nazionale, il Mezzogiorno nega loro ogni diritto. In particolare, in Sicilia, Calabria e Campania il servizio viene offerto a meno di 10 bambini su 100. Le risorse a sostegno del sistema educativo per la prima infanzia, poi, registrano una spesa per minore di oltre 2.600 euro dei Comuni capoluogo del Centro-nord e di soli 255 euro dei Comuni non capoluogo del Mezzogiorno.
Ancora, la speranza di vita per coloro che nascono in provincia di Bolzano è di 66,6 anni e di 55 per quelli calabresi. Il tasso medio nazionale di occupazione femminile è del 51%, ma se in Valle d’Aosta è al 63,2%, al Sud scende fino al 29,1%. E tutto questo si ripercuote, chiaramente, anche sulll’astensionismo femminile. Deluse dalla politica, assenti alle urne, per 6 donne su 10 non c’è domani.
Con l’autonomia differenziata che dilaterà ulteriormente queste tremende disuguaglianze, specialmente nelle regioni meridionali, mentre la riforma del premierato porterà a una maggiore concentrazione del potere nelle mani del presidente del Consiglio e dei governatori. Un approccio in netto contrasto con la nostra visione femminista, democratica e progressista che promuove invece un potere partecipativo e inclusivo, contro la cultura patriarcale e autoritaria delle destre. E fa riflettere ed indignare che al Governo ci sia la prima premier del Paese, che appare sempre più distante dalle necessità quotidiane delle donne e finisce per scoraggiare la loro partecipazione attiva nella vita politica e democratica.
A sinistra, come Donne Democratiche abbiamo chiesto, unite e a gran voce, una conferenza programmatica del Pd per offrire una mano sostanziale alla costruzione di un nuovo partito, di un nuovo centrosinistra, che accanto alle grandi battaglie sull’autonomia differenziata, il premierato, il lavoro, la sanità, la povertà, coniughi l’impegno reale per una vera parità di genere.
Ed entro la fine dell’anno, proporremo un nuovo approfondimento sulla legge elettorale e sulle distorsioni della doppia preferenza in una società caratterizzata da partiti ancora fortemente incentrati sulla rappresentanza maschile e da subito va costituito il Forum delle amministratrici del Partito Democratico.
Continueremo a batterci per la partecipazione femminile, per dare voce, forza e potere alle donne, il messaggio che abbiamo lasciato alla Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia. E soprattutto, non smetteremo di lottare contro questa destra retrograda, autoreferenziale, incapace di fare il bene dell’Italia e dell’Europa.
Siamo tante, siamo forti, siamo pronte!
Micaela Fanelli