di Massimo Dalla Torre
Con un titolo semplice quasi telegrafico ma ricco di contenuti, vogliamo ricordare l’ultima custode della Campobassanità, fatta di attaccamento alle radici che, oggi è raro trovare, perché di campobassani doc ve ne sono veramente pochi, tant’è che si possono contare sulle dita di una sola mano. Depositaria di un qualcosa che va oltre la conoscenza dei luoghi, Ada Trombetta ha rappresentato anzi rappresenta, perché non è andata via, ma si è solamente alzata dal divano del suo elegantissimo salotto ricco di tradizione e di eleganza sobria, per accogliere chi è andata a trovarla cui non si può negare l’ingresso, la città giardino.
Luogo tanto amato che, nei dagherrotipi del nonno, del padre Alfredo e del fratello Antonio, si possono ammirare nella collezione fotografica, anche se questa, per la poca sensibilità dei cosiddetti perbenisti ben pensanti locali, ora fa parte del preziosissimo patrimonio della famiglia Alinari nella gigliata Firenze. Ada, una presenza che permette di percorrere quello che è stato il vissuto di professoressa, preside ma principalmente di studiosa dello spirito cittadino abbarbicata ai monti, del centro storico racchiuso nelle sei porte che ci parlano di un vissuto dove il forgiare le lame ma anche di attrezzi da lavoro era il cosiddetto leit-motiv quotidiano che accompagnava l’oscillare degli ingegni del Di Zinno immortalati nelle prime foto d’epoca dal premiato studio Trombetta.
Foto che ritraevano le contrade e quel medioevo che si può leggere e vedere nelle pagine di un raro volume i cui dagherrotipi in bianco e nero testimoniano il Molise regalo di nozze a una fanciulla di nobil casato, come direbbero i prosatori. Ricordi che affondano le radici nella notte dei tempi di cui rimangono testimonianze non sempre salvaguardate. Profonda conoscitrice del Molise e delle sue usanze, fin da ragazza ha raccolto tantissimi pezzi di questa terra come un immenso puzzle. Tasselli che fanno del capoluogo di regione, ma anche di altri centri molisani, una fonte inesauribile di cultura. Un puzzle messo a disposizione di chi voleva conoscere quello che non è facile da comprendere se non si è radicati profondamente nel territorio.
Vivace, arguta mai refrattaria ai confronti dove spesso per rendere l’idea si parlava in vernacolo, saggezza dei popoli, Ada Trombetta non si è mai negata con signorilità e simpatia alla comunità locale. La quale, ancora una volta con compostezza e affetto sabato sarà presente al premio dedicato a Lei. Compostezza ed eleganza aggettivi che la contraddistinguevano e il cui modus vivendi ha fatto si che intellettuali, storici, scrittori s’intrattenessero nel suo salotto in conversazioni aneddotiche.
Non è facile raccontare quello che rappresenta per Campobasso Ada Trombetta perché le parole potrebbero essere una “diminutio” di quello che era, anzi è. Sempre pronta a raccogliere la sfida specialmente se questa riguardava i ricordi cittadini di cui era mattatrice indiscussa.
Uno scontro/incontro che fa si che le radici dell’albero del sapere non sono state recise dalla falce del destino, ma sono ancora più radicate in un qualcosa che è parte preponderante della città non cenerentola d’Italia ma scrigno d’inestimabili tesori che ha permesso di conservare gelosamente il valore e soprattutto il significato puro della campobassanità e della molisanità senza alcun orpello altrimenti ll numero civico 3 della casa in Corso Vittorio Emanuele non avrebbe aperto le porte ora più che mai fonte inesauribile di tradizione, cultura e di storia.
Si svolgerà sabato 9 marzo la presentazione del premio Ada Trombetta. Promotore il Lions Club di Campobasso che invita la cittadinanza a partecipare all’evento nella sala espositiva della Fondazione Molise Cultura dalle ore 18. Il destinatario del premio, giunto alla quarta edizione, sarà svelato sabato.