Emergenza cinghiali/ Coldiretti replica a Legambiente

Alla luce della presa di posizione di Legambiente Molise sull’approvazione del maxiemendamento alla Legge di Bilancio, che prevede una modifica alla Legge regionale 19/93 sull’attività venatoria in regione, Coldiretti Molise torna sull’argomento con alcune considerazioni. Partendo dal presupposto che, se pure rappresentativo di una volontà politica propositiva, l’emendamento approvato non è sicuramente risolutivo del problema, visto il numero oramai fuori controllo, dei cinghiali sul territorio, Coldiretti Molise pone l’accento sulla necessità di formulare proposte concrete,  abbandonando la faziosità della critica fine a se stessa, rispetto a quanto è stato sino ad oggi messo in campo per cercare di arginare i gravissimi problemi creati dall’aumento incontrollato dei cinghiali.

E’ giusto che ognuno esprima le proprie opinioni ed anche il proprio dissenso ma è altrettanto importante che alla critica segua una proposta che sia però anche concreta e realizzabile. Questo non è più il tempo del “no a prescindere”; è giunto il momento di agire in maniera ferma per risolvere definitivamente un problema fuori controllo che sta annientando un intero settore produttivo della regione, quello primario, oggi più che mai indispensabile all’intero Paese.

E’ oramai sotto gli occhi di tutti che l’aumento smisurato del numero di cinghiali – ricorda Coldiretti – non si “limita” a causare la distruzione di campi e raccolti, portando sul lastrico decine di imprenditori, ma è diventato anche un problema di pericolosità sociale con interi branchi che aggrediscono le persone e provocano incidenti stradali a volte anche mortali.

Va, inoltre, definitivamente sfatata, se ve ne fosse ancora bisogno, la concezione  secondo cui gli imprenditori agricoli mirano ai risarcimenti. I nostri agricoltori non cercano indennizzi, vogliono semplicemente essere messi in condizioni di lavorare e produrre, per l’intera collettività, in sicurezza; per questo il danno da fauna selvatica deve tornare ad essere un “minimo rischio d’impresa” e non, come è oggi, la calamità che distrugge le aziende e le costringe a chiudere. 

Rimane ferma la volontà dell’Organizzazione di veder riconosciuto, da parte del Governo regionale, lo “stato di emergenza”, consentendo l’adozione di strumenti straordinari per far fronte ad una situazione di per se stessa di carattere straordinario.

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