Emergenza alloggi e diritto allo studio: l’emergenza diventi oppurtunità

In tenda davanti alle università contro il caro-affitti. È questa la nuova forma di protesta ideata dagli studenti universitari che, partendo da Milano da un’idea della studentessa Ilaria Lamera, ha contagiato ormai varie città italiane.
La mobilitazione si è diffusa a macchia d’olio in breve tempo e in tante altre città da nord a sud: il tam-tam ha indotto gli studenti fuori sede a organizzare manifestazioni simili a Roma, Firenze, Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Bari, Torino e Cagliari. “Senza casa, senza futuro”, questo è lo slogan ideato dagli studenti.

È una forma di protesta assolutamente pacifica che accende i riflettori su un problema serio, importante, che grava come un macigno sui bilanci delle famiglie italiane già pesantemente ridimensionati da una situazione economica generale tutt’altro che florida. Potersi permettere di “mantenere” i propri figli che hanno intenzione di completare gli studi universitari fuori sede è diventato quasi un lusso; e allora diventa necessario cercare e soprattutto trovare soluzioni alternative che possano venire incontro alle famiglie in difficoltà.


Chiamata direttamente in causa, non si è fatta attendere la risposta della titolare del
Dicastero dell’Università e della Ricerca (MUR) Anna Maria Bernini; ha assicurato
che oggi per il governo è “una necessità” trovare, e velocemente, “il maggior
numero possibile di immobili disponibili, da qui al 30 giugno 2026”. “Per le residenze universitarie abbiamo già messo in legge di bilancio 400 milioni in più rispetto alle risorse ordinarie, che ci permetteranno di creare 14.000 nuovi posti letto. Si tratta di risorse extra rispetto a quelle PNRR”.

C’è poi, appunto, il filone legato ai fondi del PNRR; secondo la Ministra è possibile
prevedere una collaborazione, un “partenariato pubblico-privato, previsto dal PNRR”: una scelta, questa di coinvolgere i privati, di cui “mi assumo la responsabilità”.

Un’anticipazione la aveva fornita in occasione dell’incontro dal titolo “L’Università
nel Sud: motore di sviluppo”, organizzato nel quadro delle iniziative celebrative dei
40 anni dall’istituzione dell’Ateneo a Campobasso: “Abbiamo già cominciato a
sentire i sindaci per capire quali sono i beni demaniali dei Comuni. La prossima
settimana avvieremo ufficialmente una manifestazione di interesse nei confronti del
Demanio per mettere a disposizione degli studentati universitari gli immobili sfitti e
inutilizzati: solo così si garantisce il diritto allo studio”.

Dichiarazioni a cui poi sono effettivamente seguiti provvedimenti concreti. Il PNRR infatti prevede la realizzazione di 60.000 posti aggiuntivi e il MUR ha effettivamente già raggiunto il primo target assegnando agli studenti 7.500 posti letto. “Nelle prossime ore partirà una manifestazione di interesse per capire gli immobili pubblici su cui possiamo contare per creare gli altri 52.500 posti previsti. Nei giorni scorsi ho chiesto il supporto dei sindaci delle città metropolitane e istituito il gruppo di lavoro che dovrà stabilire prezzi al di sotto di quelli di mercato”, ha affermato la Ministra.

Si tratta in sostanza di individuare quali siano i beni demaniali comunali e nazionali per mettere gli immobili sfitti a disposizione della pubblica utilità e degli “studentati” universitari. E alle parole sono seguiti i fatti: il Mur ha avviato una procedura per mappare gli immobili liberi che potrebbero essere destinati ad alloggi o residenze universitarie, al fine di raggiungere un obiettivo di 52.500 posti letto nell’ambito della Riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1 del PNRR.


L’avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse per la messa a disposizione
degli immobili da convertire a studentati è stato pubblicato sul sito del MUR e potranno presentare domanda soggetti pubblici e privati entro l’11 luglio 2023. Una Commissione istituita dal MUR valuterà l’idoneità delle strutture in questione.

Tornando alla nostra realtà, per quanto riguarda la questione degli alloggi, è attualmente gestita esclusivamente da UNIMOL a cui non possono che andare il nostro ringraziamento e la nostra gratitudine per il servizio prestato.
Ma nella fattispecie, credo sia opportuno un coinvolgimento diretto dell’ESU; l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario del Molise, infatti, è un ente di diritto pubblico, avente personalità giuridica, dotato di proprio patrimonio, autonomia amministrativa e gestionale e di personale, istituito dalla Regione Molise in attuazione della Legge Regionale 9 gennaio 1995 n. 21. Tra i suoi scopi c’è quello di garantire e promuovere il Diritto allo Studio Universitario fornendo assistenza e sostegno agli studenti universitari mediante l’erogazione di benefici e servizi che favoriscano l’accesso e la frequenza agli studi universitari ed il successo nel percorso
formativo scelto, in special modo per coloro che, pur essendo meritevoli negli studi,
si trovano in condizioni di disagio economico.

È quindi questo il momento giusto per operare una riforma strutturale dell’ESU, anche implementando in tempi celeri l’organico, per fare in modo che, tramite l’Ente in questione, anche il pubblico collabori fattivamente alla soluzione del problema alloggi; deve farsene carico la Regione Molise, incrementando i fondi da destinare all’Ente per potenziare contestualmente il sistema degli alloggi a totale beneficio degli studenti in sede e fuori sede. Bisogna saper cogliere al volo questa opportunità e la Regione Molise è chiamata a dare il suo contributo.

Gianluca Cefaratti

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