Elezioni, uno tsunami travolge il centro destra

La politica, si sa, è il regno dell’irrazionale, dove nulla è deciso fino all’ultimo secondo e a volte anche dopo. Non più di dieci giorni fa tutto sembrava stabilito nella due coalizioni principali molisane; o, meglio, almeno in una, il centro destra, dove la discussione era tutta incentrata sull’avvenuto ricompattamento di un ampio raggruppamento di sigle intorno alla figura del giudice Di Giacomo e del conseguente clima sereno anche per le candidature alle politiche. A sinistra l’infinita diatriba tra Ruta e Leva, da una parte e Frattura dall’altra poneva interrogativi comunque risolvibili con un perentorio intervento romano; ora il quadro non si è ancora capovolto, ma è estremamente confuso da ambo le parti e tra le due è forse il centro destra a veleggiare in acque maggiormente agitate. Cosa è cambiato? Andiamo per gradi. La nomina di Annaelsa Tartaglione a coordinatrice regionale di Forza Italia è stata interpretata (anche dal sottoscritto) come un’abile mossa berlusconiana, perché attivista del partito con conoscenze romane ed in grado di mediare tra le posizioni di Patriciello (e Rialzati Molise) e quelle, un po’ più agitate, di Michele Iorio; tutta la prima fase di trattative a destra ha dato l’impressione di confermare la tesi. Il continuo richiamare, da parte della stessa, all’importanza per il partito della presenza del politico venafrano e la capacità di non indietreggiare di fronte alle difficoltà, sembrava portare a buoni auspici per il polo moderato. Iorio, in verità, si è mantenuto sempre in disparte rispetto alla presa d’atto della nuova situazione, tenendo una posizione autonomista che sembrava destinarlo all’emarginazione. La Tartaglione ha gestito bene il tavolo, creando anche un certo equilibrio nelle ‘nomination’ politiche, con Anna Paola Sabatini (quindi Cesa, quindi Patriciello) e Nunzio Luciano (che se non vado errato è stato tra i ‘pionieri’ di Forza Italia in Molise, salvo poi trasferirsi a Roma per lavoro, al punto da diventare un papabile di chiara designazione nazionale). La rinuncia alla candidatura di Pietracupa sarebbe dovuta essere la testa d’ariete per superare le resistenze di Iorio e farlo desistere dall’auto investitura, nell’ottica salomonica della ‘pax’ vincente (“né un candidato di Aldo, né Michele”, per risolvere la spaccatura). Ora veniamo a sapere che questo clima idilliaco non solo è finito, ma che Patriciello ritiene fortemente negativa la gestione della situazione politica in vista delle elezioni da parte della Tartaglione, accusandola di operare scelte auto referenziali. Conoscendo la storica riservatezza dell’europarlamentare, questo improvviso lancio di un sasso (ma sarebbe meglio definirlo un macigno) nello stagno voluto dai vertici romani per il Molise, assume l’effetto dirompente di uno tsunami quando e dove meno te l’aspetti. A catena Patriciello avrebbe rifiutato un seggio in Campania, riproposto Pietracupa per il ‘migliore’ seggio molisano, bocciato almeno due delle tre ipotesi di candidatura nel partito (quelle per la stessa Tartaglione e per Luciano, forse soprassedendo su quella per la Sabatini): non è una critica, è un ‘J’accuse’ da prendere in seria considerazione, visto il peso politico dell’interessato (oltre 100.000 voti di preferenza). Solo l’abilità dialettica e la capacità di mediazione del leader nazionale del partito, Silvio Berlusconi, potrà risolvere la questione; i molisani, da qui alla composizione delle liste, dovranno farsi da parte.

Stefano Manocchio

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