Procede stancamente il cammino che porterà alle politiche del 2018, mentre quello per le regionali sarà (giustamente) costellato di polemiche per l’assurda scelta dei consiglieri regionali di non votare il 4 marzo e prorogare la loro permanenza dorata a palazzo Vitale. Sfogliando le liste dei candidati si vede molto che è già visto, ma anche qualche novità, come nel caso (tutto da confermare) dell’avvocato Nunzio Luciano in uno dei seggi parlamentari del centro destra o quello del rettore Palmieri nel centro sinistra. Non sono gli unici nomi assolutamente nuovi per la politica; si aggiunge quello del provveditore Anna Paola Sabatini a cui fanno da contraltare quote rosa più ‘mature’, quali Laura Venittelli e Micaela Fanelli. Siamo ancora nel campo dei ‘si dice’, anche se conferme o smentite non tarderanno a venire. Non è su loro la disputa principale, quanto piuttosto sulla decisione di Michele Iorio di ‘spostarsi’ alla Camera dei Deputati; campo libero nel centro destra dove la candidatura di Enzo Di Giacomo viene data come già quasi sottoscritta. Tra un Facciolla ed un Di Pietro sono quasi completamente sparite le indiscrezioni sul futuro politico dei due contendenti principali del centro sinistra, cioé Paolo Di Laura Frattura e Roberto Ruta, protagonisti di un braccio di ferro che ha già in parte provocato calo di gradimento pubblico del PD, visto adesso come il partito in cui tutti gli attori secondari non fanno altro che aspettare la notte dei lunghi coltelli e sancire il loro leader del prossimo quinquennio. E’ l’esatto opposto della cultura (perduta) dell’ex-Pci, il partito del dibattito eterno e franco, del rigore (eccessivo) e della discussione, tali da avere coperto finora anche le ombre di un’ideologia tutt’altro che aperta alle novità e modernità. E allora: dove e come si collocheranno i due contendenti? Il gossip riservato parla di una resa dei conti spostata sul livello nazionale, dove i nervi sarebbero a fior di pelle per l’abbondanza di notizie negative generate su social e mass media dal braccio di ferro campobassano. Ora Frattura sarebbe schiacciato dalla sua voglia infinita di ricandidatura, esagerata e tale da averlo indotto ad una serie di errori, l’ultimo dei quali, la rinuncia all’election day del 4 marzo, sarebbe considerata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e alimentato un sentimento di rabbia anche nei vertici nazionali del suo partito. L’architetto campobassano si troverebbe in una posizione difficile, ma forse meno complicata rispetto al senatore suo rivale, considerato come quello che ha generato lo sconquasso interno al partito in Molise, il brodo primordiale della caduta d’immagine del PD molisano. Ora Ruta sarebbe ad un bivio, tra la rinuncia a qualunque pretesa a palazzo Vitale e l’ostilità del suo partito verso una sua ricandidatura a Plazzo Madama; è uscito varie volte da situazioni del genere, ma l’isolamento, a differenza del potere, logora, eccome.
Stefano Manocchio