Il MoVimento 5 Stelle Molise, con i gruppi locali di Campobasso e Termoli, ha rinunciato alla competizione elettorale per il rinnovo del consiglio provinciale. Non poteva essere altrimenti.
La riforma Delrio, che ha trasformato le province in Enti di secondo livello, non ci è mai piaciuta per diverse ragioni. Perché è nata monca e priva di coraggio, ma soprattutto perché è “provvisoria” in quanto rinvia il tutto alla riforma costituzionale partorita da un “governo farsa” mai eletto. In sintesi, la riforma che oggi avrebbe consentito ai nostri portavoce nei consigli comunali della provincia di partecipare alle elezioni si fonda su un assunto: la certezza che al prossimo referendum costituzionale vincerà il Sì.
Tuttavia questa ipotesi sta diventando sempre meno probabile e apre il dibattito a diverse considerazioni, a partire dalle modalità di voto e di composizione del corpo elettorale, sia attivo che passivo. Oggi, infatti, a votare sono i consiglieri comunali eletti nei comuni della provincia e i sindaci degli stessi. In questo modo è stata introdotta una nuova tipologia di elettorato non prevista dalla carta costituzionale. L’articolo 48, infatti, non contempla la figura amorfa dell’elettore di secondo grado.
Ma, al di la degli aspetti tecnici, ci preme fare una considerazione anche sull’opportunità di candidare alla guida della Provincia, il primo cittadino di Campobasso, il quale, evidentemente, ritiene di poter ricoprire, allo stesso tempo, i ruoli di sindaco, presidente della provincia e poi, chissà, anche di presidente dell’Egam.
Ragioni di opportunità ma soprattutto una visione più reale dello stato in cui versa la città, con livelli di approssimazione politico-amministrativa in tutti i settori strategici, dall’urbanistica ai lavori pubblici, avrebbero dovuto far meditare il Pd molisano che, invece, in linea con il proprio governicchio nazionale e regionale, fa valere la legge dei numeri e mira solo a mettere la bandierina anche su Palazzo Magno.
Tanto i cittadini di Campobasso possono aspettare.