Il 20 marzo 1865 veniva promulgata la Legge n. 2248 per l’unificazione amministrativa d’Italia che configurava nelle province “i veri anelli che compongono la gran catena politico-amministrativa dello Stato” ammonendo “un ordinamento che non tiene conto dei rapporti naturali, industriali e storici dei popoli e pretende di modellare un Paese come una massa omogenea ed arrendevole, dividendola in spazi geometricamente uguali o vuole tenere conto di ragioni secondarie di uniformità e semplicità, ferisce nel cuore la vita di un popolo e opera da potere rivoluzionario o dispotico”.
Quel principio, di una caratura istituzionale inimmaginabile ed inversamente proporzionale alla statura della classe politica attuale, oggi è calpestato con arroganza e impudenza, soprattutto ad opera di quei sindaci e consiglieri comunali che con una ipocrisia politica fuori dal comune si apprestano a candidarsi alla carica di presidente e di consigliere della Provincia di Campobasso e nel contempo a dichiararsi per il “SI” al referendum confermativo per le riforme costituzionali, con conseguente cancellazione dell’ente per il quale invece si candidano come amministratori e dunque come tutori.
L’UDC di Campobasso, adotterà a manifesto elettorale quel principio sancito ben oltre 150 anni or sono da parte di chi tendeva ad unire l’Italia rispetto a chi la vuole dividere, omologare e piegare sul palcoscenico elettorale del contabile di turno, con una campagna che sarà volta a premiare quei candidati, a presidente e consigliere, che si ergeranno a difesa dell’Ente di via Roma rispetto ai notabili ed ai notai che invece intendono decretarne la morte, garantendosi un posto in prima fila solo per assicurarsi del “decesso” istituzionale di un ente che ha fatto la storia del Molise e, nel frattempo, assicurarsi le spoglie testamentarie.
consigliere Michele Ambrosio
capogruppo UDC al comune di Campobasso