L’Italia è politicamente sempre uguale, ma il Molise è più uguale: questo potrebbe essere uno slogano criptico, con riferimento alle prossime elezioni politiche. Ecco la spiegazione. Il ‘botto’ di affluenza fatto registrare ieri sera all’hotel meridiano di Termoli, in occasione dell’incontro con Luigi Di Maio, ha generato il miracolo della moltiplicazione dei grillini; tra i piccoli amministratori adesso tutti dicono che era scontato e contestualmente che in fondo quello che viene dal Movimento Cinque Stelle non è sbagliato, salvo dimenticare che le stesse persone invece lo avevano ritenuto sbagliato nelle 48 ore precedenti. Ora, che il sentimento popolare sia tendenzialmente orientato verso la protesta penstastellata è dato oramai acclarato, come testimoniano praticamente tutti i sondaggi, nazionali e regionali; ma da ieri è iniziato anche il tentativo di riposizionamento di quanti a vario titolo si agitano nel sottobosco politico molisano, gli ondivaghi per contratto. Fanno eccezione quanti hanno ricevuto conforto dall’attuale maggioranza alla Regione Molise: i consulenti superpagati, gli stabilizzati a vario titolo (e su quest’argomento ci sarebbe da discutere non poco) e quelli in procinto di avere promessa di stabilizzazione, gli imprenditori (pochi) beneficiari di finanziamenti, i parenti dei politici in carica (anche solo per un fatto sentimentale) e pochi altri. Un numero forse ancora insufficiente rispetto all’onda anomala della protesta popolare, ma con potenzialità di recupero fino alla data delle elezioni regionali. Non è anche da escludere che qualcuno di loro si comporti in maniera differenziata, nel voto, tra politiche ed amministrative. Per il resto stanno passando in gran numero dall’azzurro (del centro destra) e dal rosso (del centro sinistra) al giallo del movimento ‘popolare’. La coda alla corte di Di Maio e soci si allunga e diventa un serpentone e poco ci manca per vedere spuntare il manifesto “Siamo tutti grillini”. E’ il piccolo Molise, quello che precede gli orientamenti nazionali e si prepara ad accogliere il nuovo padrone; questi, però sembra ancora essere diverso dai precedessori e presumibilmente vieterà l’accesso al carro politico a più di qualcuno tra gli smanettoni della galassia partitica…almeno lo così si spera.
Stefano Manocchio