La posizione espressa recentemente dal Consiglio comunale di Frosolone di aderire all’ EGAM ,anche con significative proposte di modifica al disciplinare approvato dalla Giunta Regionale, mi sembra abbastanza saggia ,oculata e responsabile. Penso che le osservazioni formulate dal Comune di Frosolone sono meritevoli di esame e condivisione da parte della Regione Molise. Mi sento di poter dire che l’ unico aspetto non condivisibile riguarda la proposta, dello stesso Comune, di restringere gli ambiti territoriali per non ledere il principio di uniformità del servizio idrico. Preliminarmente voglio sottolineare che i Comuni hanno sempre avuto una certa ritrosia nell’ applicare la prima riforma delle autonomie locali ( l. n. 142/90).
Le cause sono da ricercare nella stessa legge che non obbligava i Comuni ma consentiva loro una certa libertà di azione che ha consentito di privilegiare sempre la conservazione di quel potere locale in forme ristrette di gestione ,spesso con difficoltà, dei servizi ai cittadini.
Qualche sprazzo di allargamento di questo modo di pensare e di agire si è avuto con l’ istituzione delle Comunità Montane ( che, comunque, non hanno mai esercitato quel ruolo che la legge nazionale istitutiva prevedeva e che poi sono naufragate per la solita visione miope di noi amministratori – mi ci metto anch’ io come ex – che, spesso, hanno visto questi enti solo come allargamento del consenso politico e quale rifugio di qualche trombato di turno!) e con l’ istituzione di qualche Unione di Comuni, con l’ esercizio associato di alcune, non tutte, funzioni. Ora è diverso: si sta facendo strada la ineludibile esigenza di allargare i confini comunali, con l’ accorpamento e con una revisione dell’ ordinamento regionale che prima o poi porterà alla macroregioni.
In quest’ ottica a me sembra importante e utile ( poi naturalmente dipenderà anche dalle capacità di chi andrà ad amministrare questo nuovo strumento gestionale) l’ attuazione del servizio idrico integrato che metterà tutti i Comuni nelle stesse condizioni di gestire l’ organizzazione sia strumentale che finanziaria laddove l’ Ente Regione dovrà solo assicurare la gestione sostenibile delle risorse idriche, in coerenza con le previsioni dei piani di tutela e di gestione delle acque nonchè individuare:
a) gli interventi strategici di interesse regionale;
b) gli ulteriori interventi necessari alla sostenibilità del sistema, sentito l’EGAM;
c) le risorse, i criteri, le modalità e le priorità per la concessione dei contributi per la realizzazione degli interventi di cui alla lettere a) e b).
Ora, nel ribadire che l’ istituzione del servizio idrico integrato è obbligatorio e se, non attuato, determina l’esercizio dei poteri sostitutivi dello Stato, ove sia ben gestito, invece, per i nostri 136 Comuni potrebbe anche rappresentare una opportunità di efficienza ed economicità.
La ragione è semplice: l’ Organo di governo che costituirà l’EGAM parte dal basso e saranno propri i Sindaci o loro delegati a far parte dei rispettivi ambiti territoriali di Campobasso e Isernia.
Vi è anche da dire che questa forma di aggregazione va nella direzione di gestire i servizi in forma associata e il più allargata possibile, quale del resto è lo spirito della riforma delle autonomie locali dalla legge 142/90 alle leggi odierne.
Mi sento,altresì, di affermare ,anche per la mia decennale conoscenza diretta delle problematiche amministrative e gestionali , che, in prospettiva, questi piccoli comuni avranno sempre più difficoltà a muoversi da soli.
Si può condividere o meno – non è questo il problema! – ma, se non si esce dalla logica secondo cui tutto può continuare come nei decenni e decenni passati ( quando mamma Stato allattava e le vacche erano grasse! ) facendo finta che vada tutto bene, saremo destinati a perdere anche quel poco di buono che è rimasto.
L’ immobilismo amministrativo e la mancanza di visione strategica sono il peggiore dei mali e, se non si cambia mentalità, si è destinati a scomparire! Non è di poco conto la circostanza che saranno proprio i sindaci o loro delegati ad avere la possibilità di intervenire, controllare, vigilare. Ci vuole solo coraggio e assunzione di responsabilità. Credo che, anche dal punto di vista tariffario e delle spese di gestione, con il servizio idrico integrato si potranno ottenere risparmi rispetto alle attuali spese di gestione dell’ acquedotto e rete distributiva ( personale, beni e servizi, manutenzione etc.) nonché rispetto alle spese di gestione degli impianti di depurazione.
Oggi molti Comuni sono retti da giovani sindaci ed amministratori ( cosa che ritengo positiva) e mi aspetterei, in primis, proprio da loro, un diverso modo di concepire l’ amministrazione pubblica, cogliendo in pieno quello che si sta delineando sia nel sistema delle autonomie locali che dell’ ordinamento statale e regionale.
Ciò premesso, mi sento di affermare che, per quanto riguarda il servizio idrico integrato, l’atto di adesione o di non adesione è irrilevante. Queste le ragioni: l’ ambito ottimale del servizio coincide con l’ intera Regione Molise e, quindi, comprende tutti i 136 Comuni: l’ adesione e/o partecipazione di questi ultimi enti locali è pacifica ed obbligatoria ex lege.
Poi, la questione dell’ attribuzione della competenza a deliberare al Consiglio o alla Giunta Regionale può giustamente confluire nel dibattito in corso, ma, non credo sia questo il problema cruciale. Il problema di fondo è che l’ acqua deve rimanere pubblica! Con sincerità devo dire che tra gli atti finora emanati dalla Regione, anche nella stessa delibera di G. R. di istituzione ( ora oggetto di ricorso al TAR, da cui rispettosamente aspettiamo la decisione) percepisco la volontà di far rimanere pubblica l’ acqua.
La garanzia che tale sistema rimanga pubblico è data proprio dalla costituzione dell’ EGAM con la partecipazione di tutti i Comuni, con i rispettivi rappresentanti elettivi, e quindi dal basso, anche in considerazione del fatto che è la stessa Regione, con la proposta di legge regionale, approvata dalla G. R. con delibera n.335 del 30/6/2015, in discussione in Commissione, ad utilizzare l’ espressione ” l’ acqua è un bene comune”.
Ecco, su questo deve rimanere alta l’ attenzione dei Sindaci ( del resto, saranno loro a decidere una volta a regime l’EGAM) e, credo, che a nessuno sfiori l’ idea di privatizzare l’ acqua. Ed allora, i sindaci, invece di pensare a ricorsi e contro ricorsi ( per carità, tutti legittimi ) bene farebbero, all’ unisono, a prospettare tutti quei miglioramenti che si ritengono opportuni. Io non solleverei questioni politiche o partitiche, piuttosto preferirei discutere tutti insieme intorno a un tavolo: Comuni, Regione (maggioranza e minoranza), Sindaci ed amministrazioni locali, associazioni etc., cercando, con pacatezza e senza contrapposizioni ideologiche o dettate da interessi particolari, di migliorare e modificare quelle parti dei provvedimenti, finora emanati, che si ritengono poco chiare ed in contrasto con l’interesse pubblico.
Per questi motivi, ritengo che, muovendosi in questa direzione, la deliberazione del Consiglio comunale di Frosolone costituisca un buon atto di indirizzo e di proposta realistica e seria.