Riceviamo e pubblichiamo
Al terzo punto dell’ordine del giorno della seduta consiliare del 6 febbraio risulta iscritta la Mozione sulla crisi dell’edilizia protocollata il 2 marzo 2017.
“Meglio tardi che mai”, ma i 5 mila lavoratori su 10 mila espulsi dal settore tra il 2008-2009 ed il 2015-2016 meritano maggiore rispetto da parte delle Istituzioni.
Nello stesso periodo hanno cessato l’attività 600 imprese edili su 1713, pari ad un terzo del totale a conferma del tracollo del principale comparto economico regionale. La Mozione non si limita ad evidenziare i drammatici numeri della crisi, confermati dal dimezzamento della massa salariale del settore passata da 70.697.039 euro a 34.294.060 euro annui, ma indica possibili ed auspicabili interventi sia per rilanciare la bilateralità e la concertazione tra Parti Sociali ed Istituzioni, sia di merito attraverso l’adozione di misure normative, legislative e regolamentari a tutela delle imprese regionali e dei lavoratori edili molisani.
Spetta alla Regione Molise chiarire se gli appalti aggiudicati e consegnati per 90 milioni di euro si siano trasformati in cantieri aperti o se sono rimasti impigliati in ricorsi, contenziosi o nella palude burocratica – amministrativa.
Non è tollerabile che a fronte di gare espletate e a lavori appaltati per milioni di euro, si assiste passivamente a ritardi inammissibili sull’apertura dei cantieri e all’assenza di controllo sulle reali ricadute occupazioni a beneficio del territorio.
È singolare che aziende provenienti dalla Campania e/o da altre regioni, già dal primo giorno di avvio del cantiere espongono cartelli con la scritta “manodopera al completo”, portano con sé tutto il materiale e non lasciano alcun beneficio alla comunità locale. Pur consapevoli di agire all’interno di un mercato aperto alla concorrenza nazionale ed internazionale, ciò non può trasformarsi in un’umiliazione del Molise, delle sue imprese e dei suoi disoccupati.
Michele Petraroia