Il consigliere comunale di Campobasso per il movimento “Possibile, Michele Durante, è intervenuto nel dibattito della seduta consiliare di questa mattina, convocata per decidere l’adesione del Comune capoluogo di Regione all’Egam, l’ente per la gestione del servizio idrico integrato, istituito dalla Regione Molise con la delibera di giunta numero 285 del 15 giugno 2015.
“Nel 2011, i 27 milioni di sì al referendum hanno sancito che l’acqua è e deve restare un bene comune e che il servizio idrico integrato e quindi la risorsa acqua non può avere rilevanza economica (come stabilito invece nella legge Ronchi) – ha esordito Durante – e tutti questi temi sono stati puntualmente disattesi dai tre governi successivi quali Monti, Letta e Renzi. Tutti premier non legittimati dal voto popolare così come il relativo Parlamento illegittimo, eletto con l’incostituzionale Porcellum – ha spiegato – e che l’Italicum ‘assegnerà’ per i 2/3 alle nomine dei segretari di partito e qualificherà il Senato come ‘parcheggio’ dei consiglieri regionali inquisiti che potranno così avere un posto al sole grazie all’immunità parlamentare. Inoltre, il risultato e le norme abrogate dal referendum non possono essere ‘aggirate’ con altri provvedimenti per i cinque anni successivi, come stabilito dalle recenti sentenze della Corte Costituzionale”.
“Nel Molise – ha proseguito Durante – siamo di fronte ad una Regione che è in palese ritardo nel seguire l’evolversi della legislazione europea, a partire dalle prime sentenze della Corte di giustizia del 1999 che stabiliscono le modalità di affidamento del servizio idrico al gestore che può anche essere, oltre che privato, pubblico o misto pubblico-privato o anche ‘in house’ ridefinendo però le competenze che devono superare la quota dell’80% dei servizi svolti dal gestore. Sarebbe bastato, nei tempi e nelle scadenze indicati dalle norme, affidare le competenze dovute all’esistente Molise Acque e superare così il problema. Ma così non è stato da parte nè del governo attuale nè di quello precedente. Eppure – ha proseguito Durante – lo scorso 4 agosto la Regione ha firmato un Accordo di Programma Quadro con il ministero dell’Ambiente da 45 milioni di euro per 125 interventi strutturali sulle infrastrutture del sistema idrico. Per cui, i soldi per investire e ottimizzare il servizio ci sono e la fretta di emanare la delibera in questione non è affatto giustificata”.
Allo stesso modo, il Molise sembra essere alle strette anche nei confronti della legislazione nazionale. “Il combinato normativo formato dal ‘tridente’ delle meraviglie Sblocca Italia, legge di Stabilità e disegno di legge Madia per la riforma della Pubblica Amministrazione – ha spiegato ancora Durante – di fatto, passando dalla parola ‘unicità’ alla parola ‘unitarietà’, ‘costringe’ gli enti locali a cambiare la forma di gestione e l’affidamento dei servizi pubblici locali, i quali nei casi delle città metropolitane, gli stessi Comuni devono cedere giocoforza le loro quote di partecipazione nella gestione, ma i cui proventi sono svincolati dal patto di Stabilità e possono essere così reinvestiti. La Regione Molise, quindi, si trova così a provvedere in tutta fretta e a produrre un ‘mostro’ giuridico-legislativo come l’Egam contro il quale molti Comuni hanno proposto ricorso al Tar che ne stabilirà legittimità. Per questo, pur con questa evidente carenza normativa, “chiederemo al Consiglio regionale di istituire il referendum affinché i molisani possano esprimersi su una materia di rilevante interesse pubblico (come stabilito dallo statuto regionale) scegliendo la natura giuridica dell’Ente chiamato a gestire le risorse idriche, a partire dalla sorgente fino al rubinetto”.
Intanto, “annuncio il mio ‘NO’ convinto e soprattutto politico all’adesione del Comune di Campobasso all’Egam, ma è un ‘NO’ ancor più ampio ai provvedimenti del governo Renzi che aprono la strada alla privatizzazione dei servizi pubblici locali con una sorta di ‘cappio al collo’ per gli Enti territoriali. Quindi – ha concluso Durante – se il Comune capoluogo dovesse esprimersi per il ‘no’, sono disposto a pagare, di tasca mia, i costi per il commissariamento nel caso in cui l’Ente fosse inadempiente, come disposto dal disciplinare allegato alla delibera regionale”.