In una sua nota, la Consigliera di Parità della Regione Molise Giuditta Lembo, palesa tutta la sua delusione per la scarsa presenza di donne elette alle scorse elezioni comunali del 31 maggio, un risultato ancora più tragico è quello relativo alle donne elette sindaco, infatti 0 donne elette sindaco nella provincia di Campobasso su 11 comuni al voto , 2 donne elette sindaco nella provincia di Isernia su 8 comuni al voto. Un risultato che non offre nessun incoraggiamento rispetto alla tornata elettorale del 2014 in cui su 35 sindaci eletti nella provincia di Campobasso, 5 donne, e 1 donna sindaco nella provincia di Isernia su 25 sindaci eletti. – “ Facendo un ragionamento più ampio, fotografando la situazione relativa alla rappresentanza femminile e confrontandola con quello che prevedono le norme, è facile notare che sulla carta abbiamo leggi che sono il preludio del grande cambiamento, la rivoluzione tanto attesa, il reale cambio di marcia mentre i risultati concreti ? Molto deludenti e poco ottimisti nonostante la legge 215 del 2012, che ricorda a tutti di inserire negli statuti comunali norme per «assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna» e di «garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte» e la recente legge Delrio (la numero 56 di aprile 2014) che si spinge un pò più in là fissando percentuali precise: «nelle giunte e nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%». Fatto sta che su 4.087 giunte comunali nominate dopo le elezioni del 25 maggio 2014, ce ne sono 1.182 non in regola con nessuna delle due leggi. Certo, se si ritiene che una giunta comunale non sia legittima per questo o per quel motivo si può sempre far ricorso al Tar della propria Regione! Ma i termini per farlo sono ormai abbondantemente scaduti e nessuno sa dire quanti siano, a livello nazionale, i ricorsi ancora pendenti e quanti destini politici potrebbero quindi essere modificati dai giudici come per esempio, notizia di pochi giorni fa, i quattro ricorsi presentati al tribunale amministrativo di riferimento contro quattro comuni della Regione Calabria – afferma la Consigliera Lembo-, e il brillante risultato di quattro giunte azzerate per palese inferiorità numerica femminile. In quelle sentenze c’è anche una raccomandazione dei giudici del Tar ai sindaci: “se venite a dirci che avete provato a cercare inutilmente donne da nominare dovete dimostrarcelo con «adeguata attività istruttoria”. In sostanza, prima di arrendersi e nominare un’amministrazione a zero donne oppure sbilanciata a favore degli uomini, «il sindaco ha l’obbligo di svolgere indagini conoscitive nella società civile o nel proprio bacino territoriale», tenendo conto ovviamente degli orientamenti etico-politici di chi interpella. Soltanto dopo una ricerca così dettagliata e provata è possibile la resa. Ma dedicare tutto questo tempo ed energia alla causa della parità di genere evidentemente non è stato ritenuto fondamentale da 1.182 sindaci. Nella maggioranza dei loro Comuni, cioè in 968 giunte, la rappresentanza femminile è pari a zero, e poco importa che siano sopra o sotto i 3.000 abitanti. Per gli altri 214, invece, la presenza femminile è assicurata ma siamo davanti a numeri tanto esigui da risultare sotto la quota del 40% voluta dalla legge Delrio. Notizia interessante è anche questa: il Tar ha anche precisato nelle sentenze che sono tenuti a rispettare le norme sulla parità di genere anche i Comuni eletti prima delle due leggi di riferimento ma nei quali c’è stato poi un rimpasto della giunta come ad esempio è accaduto al comune di Cosenza, dove la giunta , nove uomini e una sola donna è stata azzerata. L’ istruttoria adeguata di cui parla il Tar – precisa la Lembo – significa che non ci si può nascondere dietro il luogo comune che le donne non vogliono fare politica. Non è vero che le donne non sanno o non vogliono far politica. È che ogni volta che ci provano si trovano davanti a una resistenza pazzesca! E poi c’è il problema della rappresentanza nei piccoli Comuni….
In effetti è quello il punto più dolente. I piccoli, piccolissimi Comuni (e in Molise sono la stragrande maggioranza!) soprattutto nelle aeree più isolate, faticano a tenere conto della parità di genere nella composizione delle giunte che, mediamente, sono composte dal sindaco più due assessori. Ora. Se è vero che su poche centinaia di abitanti spesso sono ridotti i nomi delle possibili donne da nominare, è anche vero che sono pochissimi per non dire nessuno i primi cittadini che si pongono il problema della rappresentanza. Difficilissimo che, come suggeriscono i giudici amministrativi delle sentenze calabresi, provino a colmare lo squilibrio cercando personalità femminili idonee nella società civile o nel bacino territoriale di riferimento del Comune. Una strada percorribile nella direzione di verifica di applicazione de legge è quella di chiedere controlli ai prefetti e in via preventiva quella di condurre una forte attività di sensibilizzazione sul territorio. Quindi stando ai numeri – prosegue la Consigliera di Parità – portano dritti verso una riflessione: sulla questione delle pari opportunità in politica siamo ancora indietro se un Comune su quattro ne ignora le regole! In totale, su 4.087 Comuni andati al voto nel 2014, quelli che hanno nominato giunte a zero donne sono stati quasi un quarto, cioè 968 (indipendentemente dal numero degli abitanti).
Sono invece 214 i Comuni che, pur non avendo una giunta a zero donne, non sono in regola con la legge Delrio. Resta da chiedersi come sia possibile che un sindaco preferisca affrontare i costi di un ricorso al Tar con tutte le conseguenze che comporta una sentenza a suo sfavore, piuttosto che rispettare una norma dello stato qual è suo dovere istituzionale! E’ davvero deprecabile che occorrano sentenze per far rispettare leggi statali volte a sancire una regola tanto rivoluzionaria quanto apparentemente ordinaria: le pari opportunità sono un principio di diritto vincolante ed obbligatorio e non una mera formula di stile per impreziosire i testi legislativi, pertanto, auspico alla luce di quanto esposto che i sindaci eletti in Molise diano un segnale di cambiamento e di cambio di rotta che vanno nella direzione del raggiungimento della parità sostanziale tra uomo e donna onde evitare di incorrere in deplorevoli ricorsi alla giustizia amministrativa.