Venerdì 24 marzo i ragazzi delle classi seconde del Liceo Scientifico tradizionale e delle due terze di Scienze Applicate incontrano lo scrittore Paolo De Chiara, momento conclusivo dell’unità didattica di apprendimento interdisciplinare di Educazione Civica, che ha avuto come tema: donna e legalità. Paolo De Chiara, giornalista e scrittore molisano, è infatti autore del libro “Una fimmina calabrese. Così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta”, in cui racconta la storia di questa giovane donna coraggiosa che, dopo aver conosciuto e subito la violenza e la crudeltà della mafia calabrese, sceglie di denunciare e cambiare vita, per sé stessa, ma soprattutto per sua figlia Denise.
L’autore è stato introdotto dalla prof.ssa Vaudo che ha esortato i ragazzi a prendere coscienza della propria responsabilità civile in quanto lo Stato non è un’entità astratta, ma si basa sull’integrità morale e sui valori dei cittadini che lo rappresentano. Concetto ribadito da De Chiara, il quale esorta gli studenti ad imparare a memoria la Costituzione. «Non vi fate prendere in giro da chi vi dice che voi siete il futuro. Il futuro non esiste. Il cambiamento deve iniziare oggi, nel presente», raccomanda loro.
«Il cambiamento può e deve partire dalle donne. Il coraggio di Lea è passato alla figlia Denise», scrive nel libro e ripete agli studenti dell’Alfano.
Ripercorrendo gli eventi che hanno segnato la vita di Lea Garofalo, l’autore si sofferma a descrivere il fallito tentativo di rapimento della donna avvenuto a Campobasso, per ucciderla e scioglierla nell’acido, a riprova che le mafie possono arrivare ovunque e che le loro azioni criminali avvengono a volte nell’indifferenza generale.
Dopo oltre due ore di dialogo con gli studenti, durante le quali, grazie alla sua grande capacità comunicativa, De Chiara tiene sempre altissima la loro attenzione, lo scrittore si congeda ricordando il valore della cultura per essere liberi.
«Ognuno di voi ha le carte in regola per ragionare con la propria testa. E come diceva Don Lorenzo Milani, “ogni parola che non imparate oggi è un calcio nel culo che prenderete domani”».
L’applauso con cui i ragazzi lo salutano è sentito e lunghissimo, a testimonianza di quanto le parole ascoltate abbiano fatto presa su di loro.