Il fenomeno della dispersione scolastica in Italia è serio e critico. Circa due ragazzi su 10 (il 17,6% secondo l’Eurostat, ma 23,8, per l’Istat abbandonano gli studi prima della conclusione del percorso che li potrebbe portare ad un titolo di studio. Siamo in fondo alla classifica europea, anche se di recente c’è un trend positivo (6 punti percentuali d’inversione negli ultimi 10 anni). La media europea è lontana, all’11,9%. E gli obiettivi dell’Agenda di Lisbona (la ormai nota 20/20/20) hanno stabilito che per il 2020 – appunto – dovremmo scendere al di sotto del 10. C’è molto lavoro da fare, e presto. Anche perché la ricerca (promossa da WeWorld , Associazione Bruno Trentin, Fondazione Giovanni Agnelli, CSVnet, con il titolo -Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e Terzo settore” ha evidenziato quanto costa questo fenomeno al nostro Paese in capitale umano, una perdita che può andare dall’1 al 5% in meno di reddito a seconda delle ipotesi poste a base di calcolo. “Ne consegue che l’azzeramento della dispersione scolastica potrebbe avere un impatto sul Pil compreso in una forbice che va da un minimo dell’1,4% ad un massimo del 6,8%”. Scuole ed enti del Terzo settore sono impegnati nella sfida a questo fenomeno, con somma fatica e risorse limitate. Ma che dà un’idea dell’enorme lavoro che si fa, per la maggior parte finalizzato all’integrazione curricolare per il contrasto al basso rendimento scolastico, ad attività ludico-laboratoriali per migliorare il clima scolastico, per azioni di sostegno, di gruppo e anche singoli, l’uso delle nuove tecnologie e per azioni di coinvolgimento delle famiglie. Da segnalare due dati negativi. Primo è la scarsa collaborazione fra scuole ed enti: spesso si guardano con sospetto o peggio con reciproca delegittimazione Secondo è la poca attitudine degli enti a strutturare con precisione standard di rilevazione dell’impatto dei propri percorsi di accompagnamento e di sostegno contro la dispersione scolastica.
Sempre di più l’Europa e gli Enti locali chiedono di promuovere queste azioni a testimonianza dell’efficacia del proprio lavoro. Bisogna – dicono i ricercatori – incamminarsi con decisione in questa direzione.
Alfredo Magnifico
Dispersione scolastica, Terzo settore in prima fila nel contrasto
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