Il Piano di dimensionamento scolastico è un atto di fondamentale importanza per la crescita culturale, sociale, economica della Regione. Ci si è posto l’obiettivo di riorganizzare il “sistema istruzione” dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria superiore di secondo grado approvando un piano che, aldilà delle linee guida della Giunta Regionale, condivise e apprezzate dai più, avrebbe dovuto essere il risultato di un’azione sinergica tra istituzioni territoriali e scolastiche per collaborare alla costruzione di un’offerta di istruzione e formazione rispondente alla domanda ed alle potenzialità delle singole realtà locali.Ma il Consiglio regionale si è trovato a gestire, piuttosto, un’emergenza nel campo dell’istruzione, dettata dai tempi e dai tagli drammatici, per razionalizzare e, perlomeno, cercare di garantire continuità educativa e didattica attraverso un piano di dimensionamento dettato, purtroppo, da logiche di potere, numeri e autonomie rivendicate.
Stiamo parlando dell’offerta formativa dei ragazzi, della loro istruzione, di quello che saranno, l’unico faro che dovrebbe orientare certe scelte al fine di assicurare una più efficace azione didattica per i nostri ragazzi, mercificata e mortificata da un piano di dimensionamento dettato, in alcuni punti, da ben altre logiche. Le numerose prese di posizione da parte di sindaci e dirigenti scolastici di diversi Comuni delle due Province e numerosi consiglieri regionali suonano come una bocciatura del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche approvato dalle due province.Ricordiamo che così come stabilito dal D.Lgs 112/1998, e poi dalla modifica del Titolo V della Costituzione, viene assegnata alle Regioni: la funzione di pianificazione e di programmazione dell’offerta formativa; la funzione di programmazione della rete scolastica; la definizione degli ambiti funzionali al miglioramento dell’offerta formativa. Ai Comuni ed alle Province, invece, sono stati conferiti i seguenti compiti: l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione però degli strumenti di programmazione; la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche; i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio; il piano di utilizzazione degli edifici e di uso delle attrezzature, d’intesa con le istituzioni scolastiche.Detto ciò, a fronte dei principi offerti dalle linee programmatiche regionali, al fine di assicurare il diritto allo studio, è il caso di denunciarne la violazione in più di qualche caso: il mantenimento delle pluriclassi pur di mantenere autonomie scolastiche creando danni ai nostri bambini, l’eliminazione del comprensivo del Comune di Palata e l’annessione del comune a quello di Petacciato, e il mantenimento, nonché l’aumento, così come denunciato dall’ufficio scolastico regionale del MIUR, degli omnicomprensivi.I Piani provinciali dovevano essere redatti tenendo conto della sicurezza degli edifici scolastici, valorizzando le strutture maggiormente adeguate alla relativa normativa e con spazi idonei per il tipo di scuola che vi avrà sede. E invece sono stati completamenti ignorati gli interventi già effettuati nelle due strutture scolastiche del Comune di Palata, nonché la prossima disponibilità sia della sede della Comunità montana sia di quella del Giudice di Pace. Inoltre, il Presidente della Provincia di Campobasso ha dato contezza delle pessime condizioni viarie esistenti per il collegamento tra Palata a Montenero di Bisaccia rendendo con ciò palese le estreme difficoltà di raggiungere il Comune di Montenero di Bisaccia, e quindi il comune di Petacciato, nonché l’assenza dei servizi di mezzi pubblici più volte denunciata anche dai pendolari lavoratori nel nucleo industriali di San Salvo. Il comprensivo di Palata inoltre, che contava già 403 alunni, con la proposta di allargare anche ad altri comuni, quali Castelmauro, San Felice, Guardialfiera e Mafalda avrebbe creato un comprensivo tra comuni montani che poteva perlomeno garantire una continuità grazie alla presenza di 675 alunni. Invece, è stato approvato un piano rispondente a logiche localistiche e particolaristiche che va a penalizzare i cittadini, gli alunni ed i Comuni ricadenti in zona montana piuttosto che aiutare ed incentivare a fare rete tra loro, consorziandosi anche per la gestione dei necessari servizi.La Regione prevedeva, altresì, l’esclusione delle aggregazioni di scuole in istituti Omnicomprensivi, tranne che in casi eccezionali, motivati e condivisi, tenuto conto che un’adeguata offerta formativa delle scuole superiori suggerisce di superare la logica dei confini comunali. L’unificazione delle istituzioni secondarie di secondo grado poteva rappresentare l’input per dar vita ai Poli Scolastici che vedrebbero insieme alunni di piccoli plessi onde evitare così la polverizzazione sul territorio e orientandosi alla costruzione di poli formativi omogenei al fine di garantire un’offerta formativa che rispondesse realmente ai fabbisogni del territorio e del tessuto produttivo. Gli Omnicomprensivi dovrebbero rappresentare una eccezione che, purtroppo, in Molise è diventata prassi.Nonostante tutte le considerazioni del caso, di un piano dettato esclusivamente da logiche di spartizione e di potere politico, non abbiamo votato sfavorevolmente perché avrebbe significato continuare a mantenere dei dirigenti in reggenza, abbandonando la scuola a sé stessa e in qualche modo diventare complici di una morte annunciata.
La legge del 15 luglio 2011 n. 111, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, ha stabilito infatti, all’art.19, che a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 ( e in seguito 2013-2014 così come modificato dal D.Legge n.104/2013), alle istituzioni scolastiche che non raggiungono i parametri stabiliti per l’autonomia locale, non può essere assegnato un dirigente scolastico con incarico a tempo indeterminato, privandola di fatto di una figura fondamentale all’interno del sistema scolastico il cui posto viene assegnato in reggenza ad altri dirigenti con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome e con una indennità mensile avente carattere di spesa fissa, entro il limite massimo del 10 per cento dei risparmi recati dalla presente legge.Una grave situazione più volte denunciata dal sistema scolastico regionale che non è in grado di garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione e che pone, ancora una volta, la Regione Molise in una situazione di notevole imbarazzo essendo l’unica regione d’Italia a non aver ancora approvato un piano di dimensionamento scolastico.Ricordando a tal proposito la sentenza del TAR per il Molise n.222 del 2011 che, su ricorso proposto dalla provincia di Campobasso, ha annullato la deliberazione del 24 gennaio 2011 con cui il Consiglio Regionale del Molise ha approvato il piano di dimensionamento della rete scolastica per il piano 2011-2013 e del relativo verbale di attestazione del Presidente del Consiglio prot. 14 del 26.1.11, poiché il Consiglio regionale aveva apportato in più parti delle modifiche rispetto al Piano provinciale di dimensionamento scolastico assunto all’esito della conferenza di servizi promossa dalla Provincia in ossequio a quanto previsto dall’art. 139 D.lgs. 11298.Il TAR, inoltre, ha dichiarato che, in caso di modifica del piano provinciale, è senz’altro indispensabile che si riattivi un contraddittorio procedimentale per consentire alla Provincia di valutare le ragioni di opportunità che inducono la Regione a fare scelte diverse su singoli punti, aderendo alle stesse o motivando il proprio dissenso. Tuttavia, i tempi e i ritardi nella costruzione del piano, non permettono la riapertura delle consultazioni, approvando un piano, come evidenziato all’inizio, dettato dall’emergenza. Tuttavia, è la scuola che ci sta chiedendo un atto di responsabilità.Abbiamo valutato, con coerenza, emendamento per emendamento nel rispetto delle regole e degli articoli 117 e 118 della Costituzione esprimendo un atto di responsabilità nei confronti dell’istituzione scolastica. Nelson Mandela, leader politico e pacifista sudafricano, Nobel per la pace, scomparso un po’ di giorni fa, diceva:“L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”, facendoci riflettere sul fatto che l’istruzione è la base fondamentale del nostro essere.