‘Assolto perché il fatto non sussiste’. Questa la formula letta dal giudice Scarlato al termine del processo, conclusosi nella mattinata di ieri, che vedeva sul banco degli imputati il giornalista molisano Vincenzo Cimino (consigliere nazionale dell’ordine e vice presidente della commissione giuridica). Cimino era accusato di diffamazione a mezzo stampa. I fatti, che hanno portato all’apertura del procedimento penale nei suoi confronti, risalgono al 2007, per la precisione a maggio quando Cimino ricopriva la carica di direttore responsabile del quotidiano ‘La Gazzetta del Molise’. Proprio in qualità di direttore Cimino autorizzò la pubblicazione di un articolo (a firma di una aspirante giornalista) riguardante la condanna inflitta ad un ex sindaco di Lupara. La collaboratrice, nella stesura dell’articolo erroneamente riportò un reato diverso da quello per il quale invece l’ex primo cittadino era stato condannato.
Accortosi dell’errore, in autotutela, il giorno seguente Cimino, seguendo scrupolosamente i modi e i termini previsti dalla legge, rettificò l’articolo. Questo però non bastò a bloccare l’ex primo cittadino di Lupara che presentò una denuncia. Da lì l’apertura del processo, poi le varie udienze e ieri la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe finali degli avvocati. L’impianto difensivo dell’avvocato Roberto Iacoponi è stato ‘sposato’ appieno dal giudice il quale, al termine della camera di consiglio ha letto il dispositivo di assoluzione. Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, visti i recenti dibattiti riguardanti il reato di diffamazione a mezzo stampa che hanno interessato la Camera e sono tutt’ora oggetto di discussione in seno al consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti (continuo è il confronto tra magistratura, ordine degli avvocati e ordine dei giornalisti per cercare di disciplinare al meglio una materia così delicata).
‘Ringrazio il mio avvocato – ha detto Cimino al termine della lunga vicenda giudiziaria – il quale è riuscito a dimostrare la mia buona fede e la mia professionalità nello svolgere il ruolo di direttore responsabile di un quotidiano. Allo stesso tempo esprimo compiacimento per la sentenza letta dal giudice Scarlato, un togato imparziale e sereno che, nel rispetto di quelli che sono i pilastri del diritto, ha dimostrato di essere di ampie vedute trattando una materia così delicata come quella riguardante il reato di diffamazione a mezzo stampa”.
Diffamazione a mezzo stampa: assolto il collega Cimino
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