Enrico IV° di Borbone ebbe a dire “Parigi val bene una messa” figurarsi cosa possa rappresentare una giovane regione di modeste dimensioni e con uno sparuto numero di abitanti per un Presidente del Consiglio interessato a vincere ad ogni prezzo la sfida referendaria del 4 dicembre.
Nato nella patria di Niccolò Machiavelli, e del “Fine che giustifica i mezzi” non bada troppo ai convenevoli e se serve menzionare il Molise come esempio negativo, Matteo Renzi lo fa senza porsi alcuna riserva istituzionale, pur sapendo che le proprie affermazioni sono tecnicamente sbagliate.
In 3 anni da Capo del Governo avrebbe potuto intraprendere iniziative per ridurre i costi istituzionali ad ogni livello, dando ulteriore seguito ai Decreti adottati da Mario Monti, ma non l’ha fatto, e anche recentemente ha schierato la Maggioranza Parlamentare contro il taglio delle indennità.
Avrebbe potuto sostenere misure di riordino, razionalizzazione, accorpamento o semplificazione delle regioni italiane, ma in 1000 giorni di governo non l’ha fatto.
Ora, in piena campagna referendaria, solleva in modo pretestuoso il caso Molise come se la nostra regione fosse l’unico esempio negativo tra tante regioni virtuose.
E’ chiaro che utilizza l’argomento in chiave strumentale per aumentare i consensi sul Si al Referendum. Probabilmente in questa fase di vuoto culturale, tutto è concesso a chi governa come se non esistessero più barriere, regole istituzionali, dignità territoriali o rispetto dovuto nei confronti di intere comunità.
Sorprende e sconcerta questo salto nel buio in cui l’unico potere che si riconosce è quello della forza e non quello delle regole. Sarà anche per questo che si approccia lo stravolgimento di 47 articoli della Costituzione come se fosse un’ovvietà, un fatto ordinario o una misura di poco conto.
In un simile contesto, al di là del Si o del No al Referendum, è indispensabile che chi rappresenta le istituzioni ad ogni livello in Molise difenda il proprio territorio, sollecitando il Capo del Governo a non persistere in una forzatura inesatta che addita in negativo la nostra comunità al cospetto dell’Italia.
La tornata referendaria del 4 dicembre passerà ma il Molise resterà e chi lo amministra nei comuni, nelle province, in regione o lo rappresenta in Parlamento, ha il dovere istituzionale di distinguere tra campagna elettorale e rispetto del proprio territorio.
Votare No non da diritto a offendere gratuitamente il Capo del Governo, ma votare Si non obbliga a considerare promozione turistica i riferimenti sul Molise del Presidente del Consiglio.
Difendere il Molise è un dovere di chi rappresenta le Istituzioni. Non farlo è un errore storico
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