I dati, riferiti ai valori, dei primi sei mesi dell’esportazione dei nostri vini nel mondo accusano rallentamenti significativi tra il primo e il secondo trimestre 2014 e un mantenimento di fronte allo stesso periodo dello scorso anno. Non per tutte le Regioni, visto che ce ne sono alcune che migliorano significativamente come il Friuli Venezia Giulia (21,4%) e l’Abruzzo (11,4%) e altre che peggiorano come la Calabria (- 43,5%), la Sicilia (-36,3%), l’Emilia Romagna (-22,4%) o il Molise (-17,5%) che incassa 550mila euro in meno, cioè 2.596 euro di fronte ai 3.161 dello scorso riferito al primo semestre.Una perdita notevole se rapportata al valore complessivo dell’esportazione e al periodo breve di un anno, che rende ragione al mio articolo di qualche settimana fa dove mettevo in evidenza l’azzeramento da parte dell’assessorato all’agricoltura della regione Molise dei 466mila euro destinati dall’Ocm alla promozione dei vini nei paesi terzi.Un articolo non gradito dall’assessore regionale, che ha risposto con motivazioni che non hanno fatto altro che darmi ragione. Infatti i dati prima riportati non fanno altro, purtroppo, che confermare il mio ragionamento che, senza quelle importanti risorse e la mancanza di una programmazione delle iniziative, fanno pensare a un peggioramento della situazione a partire dal prossimo anno.Il detto dice “chi si accontenta gode”, ma data la realtà è più facile che “rode” invece di godere, volendo pensare che è molto interessato alla questione. A determinare la situazione generale dell’export di vino italiano incidono, a mio parere, certamente la crisi ed i segnali di guerra che ci riguardano da vicino, visto che arrivano da territori non lontani dal nostro Paese e dall’Europa, ma, anche qui, come per il Molise, è da registrare la mancanza di una programmazione e, all’interno di essa, di una strategia di marketing riguardate le nostre produzioni, soprattutto quelle agroalimentari.
E’ questo il segno di una pecca antica, la scarsa attenzione, più o meno diffusa in questo nostro paese, al marketing, una scelta sempre più prioritaria per darsi obiettivi e avere i mezzi giusti per raggiungerli. Una bussola, in pratica, per non navigare a vista, che porta la nave a raggiungere i porti dove si è programmato di approdare. Obiettivi che, una volta colti, segnano il successo di questo o quel prodotto, di un’impresa, di un settore, dell’immagine di un territorio e, con esso, dell’intero Paese, e, soprattutto, la continuità di questo successo dal quale dipende la programmazione della produzione. La totale mancanza di una strategia di marketing è dimostrata proprio dal non utilizzo, se non in parte (ben 33milioni di euro quelli non utilizzati nel 2013) delle ingenti e importanti risorse dell’Ocm vino destinate alla promozione di questo prodotto, che, non a caso – bisogna dirlo – ogni anno accusa preoccupanti riduzioni riguardanti la produzione, il consumo e gli scambi.Un limite culturale che riguarda il mondo del vino e dell’agricoltura in generale (istituzioni, produttori e trasformatori), che incide fortemente sulla crisi che vive la nostra agricoltura e il ruolo di centralità che le spetta di svolgere ora e domani.Non capire che dal mercato dipende il futuro dell’agricoltura vuol dire bloccare le sue enormi potenzialità e svuotare così il senso della sua centralità particolarmente urgente oggi.