I risultati delle elezioni amministrative del 31 Maggio misurano una pesante battuta d’arresto del renzismo. Pesa l’assenza di un riferimento politico nazionale capace di polarizzare e motivare il voto “a sinistra”, a parte la zavorra d’immagine di sconfitte e compromissioni passate, con i governi capitalisti e antisociali dell’Ulivo e PD (e quelli attuali delle giunte regionali e locali di “centrosinistra”). E’ qui che risiede una importante differenza con le elezioni in Spagna e in Grecia: lì i movimenti di sinistra non erano compromessi con i governi capitalistici della troica, omologhi del centrosinistra italiano.
Complessivamente il dato elettorale fotografa dunque uno scenario politico negativo, che può riflettersi anche nel Molise: la crisi del renzismo è fondamentalmente capitalizzata a destra; le lotte contro il Job Act e la “buona scuola” non trovano una espressione rilevante, attiva e autonoma, a sinistra. L’astensione, infatti, registra prevalentemente un sentimento di sfiducia passiva in più ampi settori del popolo di sinistra. Dal blocco sociale di destra, i vantaggi assicurati con lo sgravio dell’Irap e dei contributi ai padroni è compensato dalla difficoltà di ridurre la tassazione immobiliare e dal peso elettorale delle fuorvianti speculazioni razziste sulla questione dei migranti e dei Rom. La crisi verticale di Forza Italia va perciò tutta a beneficio del populismo reazionario Leghista.
L’intera costruzione del renzismo si fonda sulla raccolta del consenso, come leva della sua ambizione bonapartista, di scavalcare la relazione coi corpi intermedi della società, per ottenere uno spazio negoziale in Europa. Ma proprio per questo se cede il consenso cede l’architrave delle fortune del Capo. Lo stesso esito del voto però non prefigura altre soluzioni politiche disponibili a breve per la classe dominante: Confindustria mantiene l’appoggio al governo che più la ignora ma che più ha dato ai padroni; la stampa borghese, con a capo Repubblica, mantiene la scelta di investire su Renzi; lo stesso crollo di Forza Italia, e la crescita parallela di grillismo e salvinismo, rafforzano l’appoggio obbligato a Renzi da parte del capitale finanziario quale unico strumento di governabilità. E tuttavia la battuta d’arresto disegna la linea di una prima crepa importante.
Mentre proprio il panorama politico tripartito fra populismi reazionari rivali (Renzi, Grillo, Salvini) quale emerge dal voto, conferma il punto di fondo: solo l’irruzione sulla scena del movimento operaio può capitalizzare a vantaggio dei lavoratori le difficoltà di Renzi, scomponendo i suddetti blocchi reazionari populisti, e aprendo dal basso uno scenario nuovo. Diversamente quelle stesse difficoltà saranno il trampolino di altre soluzioni reazionarie, contro gli operai e tutti gli sfruttati. Questo vale anche nel Molise, a partire dalla costruzione della opposizione alla Giunta Frattura e al PD, dal versante delle classi lavoratrici e popolari, non da quello reazionario della destra del redivivo Iorio e compagnia.
In conclusione, qualche notizia sul risultato elettorale del PCL. Ci siamo presentati in un numero limitato di Regioni, ed il alcuni Comuni tra cui Venezia, a causa delle astruse e antidemocratiche normative elettorali. Sappiamo che non è il voto nella finta “democrazia” borghese a cambiare le cose e che la partecipazione elettorale è per noi solo uno degli strumenti di comunicazione verso le masse sfruttate. Lo abbiamo fatto anche in questa occasione raccogliendo migliaia di voti: pur essendo una piccola forza, oramai cancellati dai media (anche da quelli di sinistra), abbiamo dimostrato che è ancora in campo una prospettiva comunista e rivoluzionaria.
Di Clemente PCL MOLISE