Di Clemente: Il clero nel Molise e Vaticano SPa

Certo non si può affermare – per ora – che esista una “Vatileaks” molisana, anche se, come diceva il grande Pasolini, “io so ma non ho le prove…”.  L’interesse che suscitando nel Molise lo scandalo che ha coinvolto anche l’Abbazia di Montecassino, per un suo insediamento locale sul sito di San Vincenzo, induce comunque a delle riflessioni. Ancora oggi bisognerebbe esporre pubblicamente come sono stati utilizzati i miliardi di lire destinati a quel sito visto il loro stato attuale, ferme restando le ulteriori responsabilità statali e locali; e chiedere a qualche lavoratore edile di imprese locali se queste sono state pagate o meno dal quel clero “stazione appaltante”.
Ed invero sin dagli anni ’90 al 2000, ci opponemmo alla privatizzazione della gestione di quel sito archeologico concessa al clero (prima l’Abazia poi del Suor Orsola Benincasa), avvenuta con la “complicità politica” del Ministero competente, della Regione; nonché di “sindaci” locali la cui dimensione era più adatta per le beghe private o di paese che per lo sviluppo della propria terra.  Ponemmo in discussione l’utilizzo del fiume di miliardi di lire che passava nelle mani del clero, proponendo un progetto alternativo, a gestione pubblica e democraticamente controllata, che metteva in sinergia il sito archeologico, la risorsa ambientale del lago, delle Mainarde e del Parco, l’agricoltura biologica. Ma prevalsero altre logiche, appunto, “clerico-finanziarie”. Così ad esempio contestammo nel gennaio scorso la pretesa di 90 mila euro annui di fitto al Comune di Isernia da parte della Curia di Isernia per il palazzo vescovile che comportò gravi problemi all’Università del Molise e rivendicammo il comodato gratuito, con destinazione dei 90 mila euro annui per garantire il diritto allo studio ai figli delle famiglie meno agiate. Il palazzo vescovile di Isernia, se inutilizzato per la collettività, rimarrebbe solo come testimonianza del lusso e delle ricchezze del clero, accumulate nel tempo sfruttando le masse contadine, senza parlare dello IOR  e quant’altro della Vaticano SPA nei tempi moderni. Anche le masse molisane dei fedeli dovranno pur chiedersi perché Papa Francesco denuncia chi rivela le enormi ruberie ecclesiastiche di fondi pubblici che si fanno beffa dei poveri. Forse perché il suo abile populismo cerca di salvare l’immagine di una rinnovata “chiesa dei poveri e contro i corrotti” e nascondere di fatto il grosso lerciume che v’è dentro, rimasto intatto essendo il Vaticano una delle potenze capitalistiche affaristiche ? Fermo restando il pieno rispetto della libertà di ogni religione, questi fatti parlano anche alle masse molisane; il P.C.L. da sempre propone sul paino generale l’esproprio senza indennizzo dei lussuosi beni ecclesiastici non adibiti a culto, per uso di utilità pubblica.  Il che risponderebbe non solo ad una elementare ed immediata domanda di giustizia sociale, ma sarebbe anche la restituzione del secolare maltolto alla collettività.
Peraltro si potrebbe, anche nel Molise, recuperare così lo spirito democratico rivoluzionario del cristianesimo delle origini; come aveva tentato di fare la sempre attuale Comune di Parigi nei suoi decreti rivoluzionari, dalla cui la vera modernità dovrebbe ripartire:  “ I sacerdoti furono restituiti al tranquillo riposo della vita privata, per vivere delle elemosine dei fedeli, ad imitazione dei loro predecessori, gli apostoli…”

Tiziano Di Clemente

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